martedì 26 giugno 2012

Celeste Gaia - Carlo

Io sono tra i pochi ad avere un posto fisso, in Italia. Non che sia grato a chicchessia per quello che reputo un mio diritto, ma sono felice della mia situazione. Certo, per portare a casa la pagnotta mi faccio il mazzo, ma mamma e papà mi hanno insegnato quanto sia bello ottenere quello che hai lavorando onestamente...


E' proprio per questo che quando penso ai milioni che si porta a casa una perfetta idiota come Celeste Gaia (Nome? Cognome? Pseudonimo? Bestemmie?) semplicemente mitragliando cazzate, il mio fastidio cresce e cresce e cresce...


Venceslao, pensaci tu!


Filologia del fastidio - Puntata II

a cura di Venceslao Scannalupo


Di grigio c’era l’acqua sulla strada

No, di grigio c’era la strada sotto l’acqua, semmai…

(grande Venceslao. ndr)

E l’angolo di pane profumava

Hai appena condannato un ignoto esercizio commerciale al fallimento. Non appena i NAS scoveranno la panetteria di cui parli e troveranno qualche anomalia nella canna fumaria o nell’impianto di areazione saranno obbligati a chiudere il negozio per accertamenti e a comminargli una multa milionaria. E tutto questo perché sei un’idiota incapace di andare a comprare il pane senza rompere i coglioni al resto del mondo.

Quel rosso un po’ sbavato mi guardava

Ma cosa vuol dire? Il rosso sbavato sarebbe un uomo dai capelli rossi cui hanno sputato addosso per genuino  diletto oppure parlavi del colore ormai sbiadito dei tuoi capelli che ti è saltato all’occhio quando ti sei risvegliata su una strada sconosciuta, in evidente stato di confusione mentale dopo una notte passata in compagnia di ogni droga conosciuta sull'orbe terracqueo e ti è venuta la geniale idea di donarci questo curioso spunto letterario precursore d’una silloge d’esordio che avremmo preferito non veder mai esordire?

Cosa pensava?

Che quello in cui ti sputano addosso per genuino diletto è un brutto mondo.

L’anello ora lo guardo e mi sta stretto

Ora ho capito, eri a Las Vegas! E sotto l’effetto delle droghe di cui sopra ti sei sposata col pingue ometto che gestisce il negozio di turaccioli & salvabuchi all’angolo tra la quinta e la nona! E ti ha pure donato un anello stretto!

Se capita lo lancio giù dal tetto

Chi, il pingue omino o l’anello?

Mi stringo le parole dette in bocca, la nostra storia…

La tua storia in effetti deve essere fatta di cose in bocca ma non credo si tratti di parole

Non sono adatta al clima

Non essere troppo generosa con te stessa, non sei adatta alla vita

Ho troppo freddo

Copriti

Umida un po’ più di prima

Deve essere l’effetto del rosso un po’ sbavato che ti guardava…

Entro nell’ascensore, che a farla a piedi si muore

Ti prego ripensaci, l’esercizio fisico fa bene!

(qui non mi sei piaciuto manco per niente. ndr)

E ad un tratto mi parli e mi dici che vai al sesto piano

Non posso essere io. Io scendo al quinto e puoi star certa che sarebbe più facile per me scendere al sesto in un palazzo di cinque piani piuttosto che rivolgere la parola a te in ascensore.

Carlo, Carlo, vorrei ti chiamassi Carlo
Ho sempre pensato che fosse un bel nome
Ma adesso io cambio opinione

Invece mi chiamo Venceslao, e di fronte a dimostrazioni di stupidità così pure e adamantine mi sento inerme! Peraltro non riesco a capire, se lui ti piace e vorresti che si chiamasse Carlo perché hai sempre pensato che fosse un bel nome, cosa ti spinge a cambiare opinione? Forse il fatto che lui non si chiami Carlo e che, considerando che in questo momento ti faresti anche un palo della luce ti andrebbe bene anche se si chiamasse Polifemo, nel qual caso dovresti sperare che abbia realmente un solo occhio così da rischiare di riuscire a nascondergli quanto sei imbecille.

Verdi, verdi, mi piacciono gli occhi verdi
Mi sanno di calma interiore equilibrio li ho sempre associati all'amore

Io invece li ho sempre associati alla pubblicità di una birra di cui non ricordo la marca dove c’era un tipo con gli occhi verdi che si alcolizzava su una barca a vela…

(ne stappo due? ndr)

Io abito al secondo ma ci penso

Non pensarci, è troppo basso, al massimo ti procuri qualche escoriazione e un paio di ossa rotte, non raggiungerai mai lo scopo, il MIO scopo…

Se scendo prima è chiaro che lo perdo

Infatti devi salire, un quinto piano andrà benissimo, oppure già che ci tieni puoi accompagnare lui al sesto anche se significherebbe un piano in più e non so se sono pronto ad accettare di sentirti cantare ancora il tempo necessario affinché l’ascensore si fermi e tu compia l’insano gesto…

E fermo questa macchina infernale
Così non vale
Dal quarto poi cadiamo al primo piano

Ma è una canzone sul suicidio con l’attualizzazione della chiatta di Caronte o la metafora di un amplesso che si avvale  della figura dell’ascensore che sale e scende?

Ritrovo quel suo sguardo più vicino
E' bello più di quanto mi aspettavo
E' così strano

Ma che cazzo c’è di strano? Hai incontrato uno che ti piace in ascensore e chissà perché hai sentito l’irrefrenabile bisogno di comunicarcelo, cosa che, credimi, è del tutto immotivata e soprattutto non richiesta, ma se il successo è questo allora domani descriverò con dovizia di particolari la mia visita medica insieme ai vecchi in coda dalle 7 del mattino. Potrei cantare così:
“Mariuccia, Mariuccia, vorrei ti chiamassi Mariuccia
Ho sempre pensato che fosse un bel nome
Ma adesso ridammi il bastone
Grigio, grigio, mi piace il tuo crine grigio,
Mi piace effettuargli il riporto, che è storto
E l'ho sempre associato a un aborto.”

Non sono adatta al clima in questo spazio l'aria piano si avvicina

In precedenza ho insistito nel consigliarti luoghi alti ma vanno benissimo anche bugigattoli in cui l’aria si consumi molto rapidamente; è una scelta più dolorosa che francamente non ti augurerei, ma se tu la preferisci…

Mi baci nel pensiero, pensa se fosse vero

Cioè aspetta, ti sei sognata tutto? Sei in un ascensore, magari insieme ad altra gente che ti scruta sconcertata mentre emetti mugolii di piacere e lanci sguardi di approvazione nel vuoto massaggiandoti lussuriosamente le labbra con la lingua? E ti sei sognata pure il rosso sbavato per i minuti in cui sei diventata la mascotte scema del palazzo i cui inquilini, nell’utilizzare l’ascensore, si sono dilettati nel lanciarti palline di carta o caccole nasali per controllare se eri viva mentre li accompagnavi in estasi da un piano all’altro?

Ma le porte si aprono, ricordo di essere in Francia

No tesoro, tu sei in Olanda o in qualsiasi altro luogo del mondo ove sia possibile reperire droghe talmente potenti da ridurre te in grado di scrivere una roba del genere e me in grado di trovarla persino orecchiabile, e il guaio è che io sono pulito!

Carlo, Carlo, vorrei ti chiamassi Carlo
Ho sempre pensato che fosse un bel nome ma adesso io cambio opinione
Verdi, verdi, mi piacciono gli occhi verdi
Mi sanno di calma interiore equilibrio li ho sempre associati all'amore

Il mio ritornello è molto più bello

(Verdi Giuseppe si sparerebbe, se fosse vivo, in compenso. ndr)

Carlo, Carlo se fosse vero
Carlo.

N.d.A.
Le istigazioni al suicidio sono volutamente esagerate e non riflettono la reale volontà dell’autore che è invece quella di suicidarsi egli stesso dopo aver constatato che questa canzone gli risulta orecchiabile.

Salite alti nel cielo del ribrezzo. Schiacciate un tasto alto sulla pulsantiera dell'orrido. Viaggiate con Celeste Gaia sull'ascensore dell'AMMMMORE


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