mercoledì 11 luglio 2012

Emma Marrone e i Modà - Arriverà


E per concludere il ciclo (mestruale, oserei dire) di Rita, una ciliegina su sta torta de mmerda che è il poppe italiano!



Goood Morning San Remoooo - Puntata VII

a cura di Lovely Rita


Che poi, che cos’è il festival di Sanremo? Qualcosa di più pulito di un gigantesco e ricolmo container di spazzatura? Qualcosa di più aulente di una sconfinata piscina di guano? Qualcosa di più elegante di un branco di bertucce che ballano il cancan? No. La risposta non è casuale, ma è frutto di anni e anni di ricerche e analisi di testi e musiche mediamente lassativi quanto mangiare un vaso da 1 kg di nutella scaldata a 40 gradi, da cui emerge che nella grande maggioranza dei casi la canzonaccia più becera e inascoltabile di tutta la rassegna si piazza sul podio con buona pace della musica (che comunque a Sanremo non si fa vedere da poco più di 62 anni).

È andata così anche due anni fa, ve lo ricordate? quando l’ambitissimo fermaporte a forma di leone rampante ha mancato per un soffio la canzonaccia più vacua, strillata e paracula dell’edizione 2011, tragicamente veicolata nell’etere da uno di quegli ammassi informi di gentaccia senz’arte né parte che solitamente si riuniscono in branco, tenuti insieme dallo sputo, in corrispondenza di questo tipo di rassegne paramusicali per teledipendenti lobotomizzati.



La prima parte di questa malformazione è costituita dai Modà. Come chi? Non ditemi che ignorate gente che ha portato al successo roba di prima qualità con titoli da urlo, tipo:

Ti amo veramente, Dimmi che non hai paura, Quello che non ti ho detto (Scusami...), Meschina, Timida, Vittima! 

E insomma, chi sono ‘sti Modà, questi cinque figli di boh con le facce da poveretti bramosi di mescolarsi col vippume e di vivere in un mignottaio? Beh, cominciamo col dire che loro si ritengono rock, e dal loro travolgentissimo sito ufficiale ci informano che 

Modà è il nome del progetto di Francesco "Kekko" (PINO. ndr) Silvestre (voce), Enrico Zapparoli (chitarra), Diego Arrigoni (chitarra elettrica), Stefano Forcella (basso) e Claudio Dirani (batteria)”.

(sono in ventordici per far cagare! I Motrhead sono in tre e sfondano culi. ndr

Ecco, io già uno che si fa chiamare Kekko lo inoltrerei a scarpate nel culo in Congo a scavare i diamanti a mani nude, se non fosse che leggendo quanto il Kekko scrive di sé mi viene il dubbio che forse gli farei un favore:

Io nasco a Milano il 17/02/78 e divento subito tifoso del Napoli ascendente Interista. Da qui si capisce quanto mi piacciono le sfide...quanto mi piace soffrire sin da piccolino.

Segue una sbrodolazza risucchiagonadi nella quale il nostro confessa di non saperne un accidente di musica (per quanto riguarda la musica...boh... schiaccio i tasti e mi vengono le parole...poi non so...a volte vengono le canzoni, altre le porcate) e ci informa anche, tramite dimostrazione pratica, di come anche la lingua italiana non sia esattamente il suo forte (in compenso svolge un lavoro irascibile).

E niente, questo è il frontman, sugli altri non c’è un granché da dire salvo che se soffrite di insonnia e/o stitichezza dovreste andare a leggervi le loro biografie. A proposito, potrebbe aiutarvi anche la precedente esibizione sanremese dei Modà, (fate caso a come Kekko sonounosfigato Silvestre avesse all’epoca una voce totalmente differente).



Il secondo tassello di questo mosaico dell'orrore è costituito da una ormai vecchia conoscenza di questo blog: l'amica di Maria, Emma bellicapelli Marrone. Eviterò le facili ironie sul cognome (che, invero, sembrano servite su un piatto d'argento) per dedicarmi alla più proficua attività di analisi filo-illogica del suo sito ufficiale, che strano, è fatto tale e quale a quello dei Modà: la stessa posizione delle immagini a sinistra, lo stesso rimando all'ultimo, imperdibile album, quasi identici non solo i contenuti del menu ma anche la disposizione delle varie voci, mamma mia che grafico originale che avete assunto ragazzi, con uno così siete davvero in buone mani.

Ma chi è questa amichetta di Maria? Andiamo a scoprirlo

"Per EMMA la musica è stata da subito un’esigenza fisiologica. 'Come il bere, il dormire, il nutrirsi (il cagare. ndr), non posso farne a meno', scriverà lei stessa nella sua tesina della maturità".

Eccola qui, l'ennesima enfant prodige del canzonettume italico, addirittura prima della maturità non poteva fare a meno della musica, che tenerezza, non la vedete anche voi? La giovane maturanda con l'ipod che si ammazza di Asereje e di Questa è la mia vita. E vabbè, a parte questa fondamentale informazione riguardante la tesina c'è poco altro nella biografia - e dunque immagino nella sua vita - roba che per non schiantarmi nella fase REM prima di arrivare alla fine della pagina sono stata costretta a star seduta sulle puntine, e scommetto che tra cinque anni di quest'imbranata che scimmiotta maldestramente la Berté (mica cazzi) e il cui parrucchiere andrebbe incriminato per esercizio molesto di cattivo gusto con l'aggravante dei futili motivi non ci ricorderemo neanche dopo un ciclo di ipnosi guidata.  

Quest'ammucchiata di dementi ha dunque portato sul podio del festival della canzone dissenteria italiana una canzonetta premasticata appartenente a uno dei filoni ultimamente più abusati dai biNbiminkia bellocci I wannabe a poppestarre ma in testa non ho idee (no, voi in testa non avete uno stracazzo di niente, questa è la verità, nda) e quindi scrivo frasi a caso - avendo cura di non esplicitare concetto alcuno - dopo aver seguito le previsioni del tempo. Trattasi del filone meteo, particolarmente in voga nel 2011 come dimostrano molti dei titoli dei frusti pezzacci sanremesi (Il vento e le rose; Come pioggia; Un pezzo d'estate; Il sole dentro).

Piangerai come pioggia tu piangerai e te ne andrai



Ho già pianto lungamente e a tratti singhiozzando mentre leggevo le vostre biografie e navigavo nei vostri agghiaccianti siti web, sono preparata a tutto e non credo proprio che questo pur imbarazzante testucolo cuoreamore possa muovermi a pena tanto quanto l'immagine delle vostre miserabili esistenze che aleggia nei vostri siti. Non piangerò e non me ne andrò: resterò, almeno finché non avrò terminato di mostrarvi quanto squallide e banalotte siano le storielline da fiction delle due del pomeriggio che snocciolate senza convinzione nel crescendo di quel turbamento intestinale che è l'unica cosa che riesco a provare quando ascolto la vostra scialba filastrocca da seconda elementare.

Come le foglie col vento d'autunno triste tu te ne andrai
certa che mai ti perdonerai

Mi piacerebbe tanto, ebbene sì, abbandonare l'arduo compito di attraversare la palude melmosa della vostra inutile e sterile canzonaccia per librarmi in volo sospinta da una raffica nella foschia dell'autunno più triste dell'era geologica, ma io se inizio una cosa la devo finire, dunque non me ne andrò (altrimenti poi non mi perdonerei).

Ma si sveglierà il tuo cuore in un giorno d'estate rovente in cui il sole sarà

Agli intellettuali incompresi che scrivono i testi di queste canzoni spazzatura (devono essere gli stessi che scrivono i dialoghi di centovetrine) piace molto aggiungere un po' di pathos -a mò di cerone- al blabla privo di contenuti che trabocca dalle loro inarrestabili penne. Questo risultato viene spesso ottenuto, come in questo caso, servendosi di termini fuori contesto che però hanno in sé una certa drammaticità. Qui il termine è il "ma" avversativo, il che suggerisce tensione, salvo che qui non si capisce bene cosa avversi. Non ci stava meglio un "poi"? naaah, poco pathos. Altro furbissimo stratagemma comunicativo degli stessi pennaioli a tanto al chilo è quello di omettere complementi oggetti e parti nominali, figura retorica della scuola De Filippi in virtù della quale "il sole sarà". Sarà cosa, come? Alto, basso, caldo, lontano, oscurato, come?





Non si sa. Il sole sarà. Mah.

E cambierai la tristezza dei pianti in sorrisi lucenti tu sorriderai

Ricapitolando: prima piango (cioè, piangerò), poi me ne andrò col vento e la tristezza, mi pentirò, poi mi sveglierò e il sole sarà e sorriderò. Al netto delle mie (ipotetiche) reazioni da squinternata si tratta del ciclo delle stagioni. Ok, è una canzone che parla del ciclo delle stagioni.

E arriverà il sapore del bacio più dolce e un abbraccio che ti scalderà

Ovviamente sono stagioni da telenovela, quindi la primavera fa scattare l'ormone stereotipato e quindi dopo il freddo e le foglie secche e i mesi senza farsi la ceretta finalmente ad aprile si limona duro.

Arriverà una frase e una luna di quelle che poi ti sorprenderà

La libido scatenata disorienta un attimo di fronte a cotale uso sbarazzino di singolari e plurali, tanto da sorvolare sul contenuto - che ha detto? Niente.

Arriverà la mia pelle a curar le tue voglie la magia delle stelle

Oooh, finalmente dopo tutto 'sto vento e la luna e le foglie si tromba (deve essere arrivata l'estate cartonata).

Penserai che la vita è ingiusta e piangerai e ripenserai alla volta in cui non ti ho detto no
Non ti lascerò mai
poi di colpo di buio intorno a noi (a noiaihihihaiihihih [nella versione sanremo]. ndr)

Ok, sei stato sfortunato. Hai beccato la squinzia che prima te la dà e poi ti sbriciola i maroni per settimane con pippe mentali da fotoromanzo e/o da ricovero coatto in apposita struttura di contenimento, di quella volta che lei alle quattro del mattino ha provato a farti riavere dal sonno dei giusti domandandoti se l'avresti mai scaricata e tu, rigirandoti dall'altra parte le hai sgrufolato un confuso "crepa, troia". E forse non è colpa tua. Ma neanche colpa mia, perciò è nondimeno ingiusto che adesso tu mi sbrinzi le gonadi con questa cazzata.

ma si sveglierà il tuo cuore in un giorno d'estate rovente in cui il sole sarà
E cambierai la tristezza dei pianti
in sorrisi lucenti tu sorriderai
E arriverà il sapore del bacio più dolce
e un abbraccio che ti scalderà
Arriverà una frase e una luna di quelle che poi ti sorprenderà
Arriverà la mia pelle a curar le tue voglie
la magia delle stelle

Un'altra volta tutto il pippone pornosoft (un ultimo sforzo ed è finita).

La poesia della neve che cade e rumore non fa
La mia pelle a curar le tue voglie
La magia della neve che cade e rumore non fa

Io credo che a voi, pischelletti perdigiorno illetterati, faccia in fondo piacere se il vostro pubblico di adolescenti bbburine interpreta il verso della neve come un sottile artifizio letterario atto a mascherare il fatto che fate uso sfrenato di coca: vi fa piacere perché confidate che questo induca a credere che le nefandezze caccamusicali che vi prestate a diffondere nell'etere sono la strada per arrivare a vivere la vita farlocca dei fighi che vanno alle feste dello showbiz e si divertono un casino, e fanno l'alba in disco per tornare a casa in cabriolet. In realtà il triste spettacolino da truman show che recitate come scimmiette in un teatrino non si può nascondere, neppure con cicli di lobotomia di massa. (ecco, mi viene da piangere di nuovo).

Asciugatevi le lacrime e siate pronti ad affrontare ultima fatica: l'inguardabile video in cui il grafico (lo stesso dei siti web?) ha pasticciato con le funzioni chiarezza e nitidezza e ha frullato insieme i coloracci lomo-biNbominkia, le tecniche cinematografiche apprese al corso di operatore video della scuola radio elettra e l'uso esasperato delle vignettature a scazzola. Special mention per le faccette attonite di Kekko.



Extra (per i masochisti), Emma e i Modà sul palco dell’Ariston che fanno a gara a chi strilla di più:


Nessun commento:

Posta un commento