Eccovi il secondo gancio alla mediocrità Italiota (con noticina mia personale al fondo)
Goood Morning San Remoooo - Puntata VI
a cura di Lovely Rita
Ho avuto
modo ultimamente di cimentarmi con i grandi interrogativi della vita. Tipo:
perché l’autobus compare all’orizzonte nel momento successivo a quello in cui
ti accendi una sigaretta? Perché il fiume sfocia nel mare e il mare non infocia
nel fiume? Chi sono e a cosa servono i Verdena?
La grande G
ignora, purtroppo, la risposta alle prime due domande, ma è in grado di
fornirmi spunti interessanti riguardo alla terza conducendomi dritta dritta al sito dei Verdena, grazie al quale vengo in
possesso di preziosissime e imprescindibili informazioni di quelle come_ho_fatto_sinora_a_sopravvivere_senza. Ad esempio, cito testuale:
“Verdena are a three piece rock force; they started out towards the end of the 80s, when Luca and Alberto Ferrari (two brothers) were less than 10 years old. Roberta Sammarelli joined the band in 1996, and this line up stayed the same up to now”.
Verrò incontro ai non inglesizzati traducendo
liberamente:
“noi siamo belli siamo fighi siamo origgginali noi suoniamo e cantiamo da quando abbiamo sei anni oh, mica cazzi, e siccome siamo yèyè e i giornalisti cazzuti ci hanno detto che siamo i nirvana de noartri° noi la biografia ufficiale la scriviamo in italiano, la traduciamo in inglese con babylon e poi questa poltiglia in italiese premasticato la pubblichiamo sul sito in pdf”.
Ecco, in sintesi questi sono i Verdena, (cito ancora)
“Their incredible wall of sound comes from their unique blend of punk fury, rock attitude, and emotional melodies, all fused with psychedelia”Hai capito, nientedimeno abbiamo gli eredi tricolori dei Pink Floyd e dei Led Zeppelin e non ce n’eravamo accorti.
Bravi e
belli, ‘sti Verdena, tanta robba veramente, a partire dal sito che è
un’accozzaglia di font e stili accostati l’uno all’altro dogdick style, eeeh,
sì, ma loro sono origginali e postmoderni, a loro le canzoni gli escono così,
sono
“allucinazioni quasi oniriche” (cit.),
cioè detto in soldoni da me che sono illetterata e le allucinazioni
oniriche le ho quando dormo e come tutti i cristi normali
le chiamo sogni (e non me le ricordo quasi mai, merda!, ecco perché non sono
una rocchestarre psico-edelica) siamo in presenza dell’ennesimo gruppuscolo
fintoimpegnato e scafato (tu mi intervisti e io mi mangio le unghie con
espressione scazzata) che si attribuisce tutte le definizioni più fighe dello
spazio intergalattico ma che in realtà compone le canzoni picchiando sulla
tastiera a casaccio come i macachi, e quello che esce esce°°.
Questa loro
hit ne è la dimostrazione.
Non cresci più, a tratti è normale,
L'allucinazione
quasi onirica dei Ferrari brothers parte da una massa di impasto per il pane
messo a lievitare e dalla constatazione che dopo un po' esso smette di
crescere.
Non si arrende più, il mio cuore
La roba
evidentemente era tagliata male, in quanto tra i suoi effetti annovera una
fastidiosa e intermittente palpitazione cardiaca.
Cosa ti resta?
Nel
portafogli ho 8 euro e 90. Con un deca non si può andar via. (figo sparare
frasi a scazzola, wow! come sono origginale!)
Il folle ride, penso a lei
Sì, poi tu
ti scaccoli e voi giocate a briscola, noi rivoltiamo i calzini e loro si lavano
i denti
(l'attitudine punk ce la siamo fumata nella deriva cuoramorebbatticuore, pare. ndr)
Accorgersi di vivere nell'estasi
Noi, voi
siete proprio bruciati dall'ecstasy
Cose che accadono qui
E cerbiatti che
brucano là
Il paradiso è lei e non ho più rocce
leggere ormai
Forse è arrivato
il momento di chiamare l'ambulanza
My mind
Attenzione. Questo
è un residuo della stesura originale della canzone. Non ve l'ho detto prima, ho
aspettato questo momento per riportare un po' di pathos in mezzo a questo
delirante groviglio di nulla assoluto: nelle loro deliranti strimpellature
"la composizione dei testi avviene prima cantando in un finto inglese sulla base musicale del brano, per poi sostituire i termini inglesi con parole italiane che suonino bene" (fonte Wikipedia).
Non si
menziona il fatto che a volte, come in questo caso, qualche pezzo originario
viene dimenticato in mezzo al testo niente.
Come puoi vivere a testa in giù
Come puoi vivere a testa in giù
No dai,
quando smetti di vomitare puoi rimetterti in piedi
(tu chà tu chà)
Giuro che
questo tu chà nella canzone c'è davvero.
Veglia in un sogno
Sono le
allucinazioni oniriche, tranquilli. Tra l'altro non so a voi, ma a me sembra
abbastanza normale sognare di essere svegli.
Il paradiso è lei e non c'è più luce per
guardarci ormai
Forse nel
vostro nirvana di drogacce sintetiche le lampadine si accendono dirigendovi
contro l'onda allucinogena della mente. Qui serve l'interruttore.
Cieca, il buio sole disinfesta
E perché non
"Sorda, l'antica prole pederasta"?
(no dai, che aspettiamo? TSO coatto subito!)
Gli alberi cadono al suolo
Deve essere
la foresta amazzonica
Riuscirò, se mi tiri giù, non riuscirò
Non respiri più, non riuscirò
Non riuscirò…
Come puoi vivere a testa in giù
Come puoi vivere a testa in giù
Come è
giusto che sia, per solidarietà verso l'uomomedio che ha la disavventura di
ascoltare questo sconclusionato delirio sintetico, la canzone termina con i
Verdebboys che vomitano, di nuovo.
Ovviamente
- siccome loro sono alternative-postmodernisti - il video non lo fanno. Però voi
la canzone la dovete ascoltare, almeno per dirmi se anche voi pensate che a un
certo punto sembra una roba appiccicosa suonata all'incontrario. Quindi
beccatevi questa interpretazione, il cui momento più alto è quello in cui Ornella
Muti fa sfoggio di un elegante cameltoe (finissimo. ndr) (0:37)
° fonte: Wikipedia.
°° non lo
dico io, lo dicono loro. Non ci credete? Sparatevi questo video e poi questo. Al termine di
questa esperienza avrete raggiunto il giusto livello di disprezzo per questi
pischelletti col moccio al naso “io sono indie e vendo merda spacciandola per
crema chantilly”. (Ma quel che è peggio è che te la comprano).
Noticina (mia. ndr) a margine.
Io che il rock l'ho sempre ascoltato, quando la reclame dell'album di quegli insulti alla musica appellati Coldplay citava "il più grande gruppo rock del millennio", provavo un furore iracondo incontrollabile. Stessa cosa quando, uscito Minchionauta (o come cazzo si chiamava il primo singolo) di sti Verdebau e gli stessi Verdemiau venivano definiti la risposta Italiana al Metal internazionale (sic.).
Ora mi domando e dico... Chi è lo sconsiderato che appioppa certe etichette? Dove vive? Perché non muore?
Concludo aggiungendo che il font con cui è proposto questo Blog è il Verdana. Ascoltando sta PURCHERIA m'è quasi venuta voglia di cambiarlo :'(
mi chiedo perchè io abbia perso tempo a leggere questo blog fino alla fine. torna ad ascoltare biagio antonacci e sei contenta.
RispondiEliminaCondivido in piena!!!
EliminaCara Mia torna ad ascolta Biagio antonacci!
Guarda che le maiuscole non si pagano, eh?
RispondiEliminala penso come il signor anonimo qui sopra.
RispondiEliminami dispiace per te
lettura inutile, fintamente brillante, in realtà piena di acredine e battute scadenti.
RispondiEliminail prossimo lettore non perda tempo qui
...troppo tardi.
RispondiEliminaOu la tipa ha avuto successo... cmq ho riso su sorda, l'antica prole pederasta.
RispondiEliminaSei una sfigata
Christian Molotòv
Credevo avessi scritto un articolo serio. Tralasciando la superficialità dell'articolo(il blog è il tuo, non ti conosco e sei libera di scrivere quel che vuoi, sia chiaro!) mi vorrei prendere la libertà di risponderti, se questo non ti offende.
RispondiEliminaI Verdena sono nati esattamente nel modo in cui tu l'hai descritto. Del resto, le case discografiche sono così, il musicista è un artigiano che deve vendere il suo prodotto.
I testi...ci sono rimasto malissimo quando ho letto che(soprattutto nel primo periodo verdena-suicidio del samurai) i testi non erano nient'altro che le parole cantate in inglese inventato e tradotte. Per me non aveva senso, eppure alla fine questa è diventata la caratteristica principale dei Verdena e con il tempo la si apprezza eccome, perché quelle frasi apparentemente inventate vengono comunque da un viaggio mentale legato alla musica che suonano. Detto in poche parole, suoni, viaggi e pensi...quello che pensi è quello che i Verdena tirano fuori nei loro testi ed è per questo che le frasi vanno prese con le pinze, perché ogni frase è un viaggio mentale a sé.
Fin qui ok, ragazzini che suonano e che vivono la fortuna di attraversare un periodo in cui il grunge spopola. Adesso voglio parlare del sound.
Il sound è il vero punto di forza dei Verdena. Bello o brutto che sia è pur sempre un sound nuovo, grezzo ma allo stesso tempo pulito. Le note sono essenziali e vengono da un affinamento del brano, frutto di tante prove. L'ESSENZIALE è il fulcro di tutta la carriera musicale dei Verdena e secondo me gli fa onore, rispetto a tanti altri come i Succo Marcio(ancora non mi spiego perché io li conosca) o come tanti altri interpreti e "musicanti" italiani MOLTO più ricchi economicamente e culturalmente di loro.
Questa era la mia presa di posizione nei confronti dei Verdena. Non sono miei amici e non ho nessun motivo di difenderli, se non la stima che provo nei loro confronti e nella musica.
Mi permetto di dirti una cosa: Le etichette sono cose che ALTRI affibiano ad ALTRI. Il musicista SUONA quello che vuole, perché lo sente, perché tra il musicista e lo strumento si crea una sorta di simbiosi e NON per necessità di vendere(almeno in generale è così). Perciò abbi per lo meno rispetto di loro, perché dietro ogni canzone c'è del duro lavoro di tante persone, per questo le critiche vanno fatte sensate, altrimenti sono solo una perdita di tempo per il lettore e per te stessa.
Spero che non mi abbia ancora mandato a quel paese, perché lo farai ora, dato che come gli altri ho perso tempo anche io a leggere un articolo che credevo interessante. Complimentoni. :P
Purtroppo sono anch'io in disaccordo con l'autrice. Questa canzone è sicuramente difficile da capire,mi rendo conto che possa sembrare insensata ma ha un sound emozionante e contribuisce,con il potere evocativo delle parole,a trasmettere emozioni forti. Questa per me è arte. Al pari di dipinti contemporanei di burri o Picasso che possono sembrare illogici ma che nascondono una grande ricerca da parte dell'artista per trasmettere un senso profondo. Per fortuna il mondo è vario e abbiamo idee diverse ma trovo ingiusto commentare così duramente il lavoro di artisti che certamente non propinano al pubblico melense composizioni trite e ritrito.
RispondiEliminaTu sei un coglione ignorante leggi un po i libri e scoprirai tante cose belle come il dadaismo per esempio e magari apprezzerai delle perle come i Verdena
RispondiEliminaBanale e superficiale
RispondiEliminaora fanno scrivere sui blog all'asilo?
RispondiEliminaPoverino ......i Verdena hanno la poesia nei loro testi e il suono che penetra nella mente e nel cuore
RispondiEliminaChe cagata di articolo!!!
RispondiEliminaQuesto ci fa capire per l’ennesima volta che quando abbiamo qualcosa di cui essere fieri... arriva il solito esaltato e lo butta giù!!!
Perché secondo te tutto quello che scriveva COBAIN AVEVA UN SENSO????
NO .....
Ma lo si apprezza perché è un mito!
Idem i verdena!
STOP
che merdata di articolo! musica a casaccio? prova a comporla tu allora una canzone così! poi vabbè, il testo può anche essere un po' a casaccio, in parte. Questa te la posso passare. ma non di certo la musica
RispondiEliminaPer me questa canzone parla della difficoltà nel lasciar andare la persona che ami, quando sai di non poterci più stare mentre senti di non poterne fare a meno.
RispondiElimina"Non cresci più, a tratti è normale, non si arrende più il mio cuore"
E' la sintesi di tutte le giornate spese a chiedersi quando arriverà la luce fuori dal tunnel. Tanta energia, tante parole, tante distrazioni, tutti quei saggi consigli e una mattina ti svegli senza fiato, cercando chi ti era accanto come fosse passato solo un minuto dalla rottura. Senti di non aver messo neanche un centimetro tra te e il posto che il tuo cuore chiamava casa. Quindi sì, certi giorni è normale essere fermi, non crescere, e dirselo aiuta a non sentirsi persi.
"Cosa ti resta? Il folle ride, penso a lei, accorgersi di vivere nell'estasi"
Quante volte gli amici provano a farci ragionare sul lato razionale del nostro splendido abisso. Ci domandano così tanto come stiamo che a volte finiamo per diventare loro: ti chiedi cosa resta, cosa ti resta nel persistere. E te lo chiedi sino allo sfinimento di una risposta che non arriva, o non arriva a soddisfarti mai del tutto. La pensi, continui a farlo senza volerlo, immagini di poter aggiustare le cose e ti senti in estasi, poi torni sul pianeta Terra, ti credi folle, non puoi scappare, puoi solo ridere di te.
"Cose che accadono qui"
Mi ha sempre fatto tenerezza questa frase: è dolce è rassegnata allo stesso tempo. Le cose accadono, qui, dove sono io, che lo racconto con la semplicità di un bambino appena caduto dalla bici che prova a non piangere.
"Il paradiso è lei e non ho più rocce leggere ormai"
Le rocce sono i piccoli pensieri che ci accompagnano nel quotidiano, che dopo una ferita diventano sempre più consapevoli e pesanti. Lui era in paradiso, fluttuava con lei anche con le tasche piene di sassi. Finché non sono diventati qualcosa di insostenibile.
"Come puoi vivere a testa in giù"
Come puoi rovesciare la realtà? Come puoi accontentarti di un compromesso? Come puoi vivere con qualcuno, se per farlo devi forzarti fino all'opposto dello star bene? Credo sia un forte momento di consapevolezza, di solito dopo un lungo periodo di crisi incessante.
"Veglia in un sogno, il paradiso è lei e non c'è più luce per guardarci ormai"
L'aver preso atto di vivere a testa in giù porta a spegnere gradualmente i sogni, di cui non ti fidi più. Resti "sveglio" anche mentre sogni che tutto si risolva, non ti lasci più trasportare come prima dal desiderio di allontanare il dolore. Lei resta il paradiso ma non è più luminoso come immaginavi. Il tempo sta cambiando i colori. Le ombre stanno diventando l'unica tinta.
"Cieca, il buio sole disinfesta, gli alberi cadono al suolo"
Molte cose crollano mentre rivelano le contraddizioni che portano. Un sole diventato buio disinfesta ciò che prima nutriva. Gli alberi erano nati e cresciuti nel nostro giardino, ora sono morti.
"Riuscirò, se mi tiri giù, non riuscirò
Non respiri più, non riuscirò
Non riuscirò…
Come puoi vivere a testa in giù
Come puoi vivere a testa in giù"
Dopo questo maremoto di emozioni finisci per sentirti perso, senza speranza, incapace di decidere se sarai da salvare oppure no. Se meriti di riuscire, di respirare, di affogare, di non tornare. Preghi che l'altra persona ti risparmi e ti appelli alla sola cosa che ancora ti mantiene in contatto con la realtà: la certezza di essere così lontano dallo stare bene da vivere sottosopra. Continuare a ripeterselo per non caderci ancora, per volersi almeno un po' di bene, almeno tu.
Non so cosa volessero dire i Verdena, ma io davvero vorrei che qualcuno mi trovasse un modo semplice per uscirne.
Ciao ... grazie davvero per questa bellissima analisi della canzone! Meravigliosa!!! ( naomi)
EliminaPoverino, vergognati
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