mercoledì 11 luglio 2012

Emma Marrone e i Modà - Arriverà


E per concludere il ciclo (mestruale, oserei dire) di Rita, una ciliegina su sta torta de mmerda che è il poppe italiano!



Goood Morning San Remoooo - Puntata VII

a cura di Lovely Rita


Che poi, che cos’è il festival di Sanremo? Qualcosa di più pulito di un gigantesco e ricolmo container di spazzatura? Qualcosa di più aulente di una sconfinata piscina di guano? Qualcosa di più elegante di un branco di bertucce che ballano il cancan? No. La risposta non è casuale, ma è frutto di anni e anni di ricerche e analisi di testi e musiche mediamente lassativi quanto mangiare un vaso da 1 kg di nutella scaldata a 40 gradi, da cui emerge che nella grande maggioranza dei casi la canzonaccia più becera e inascoltabile di tutta la rassegna si piazza sul podio con buona pace della musica (che comunque a Sanremo non si fa vedere da poco più di 62 anni).

È andata così anche due anni fa, ve lo ricordate? quando l’ambitissimo fermaporte a forma di leone rampante ha mancato per un soffio la canzonaccia più vacua, strillata e paracula dell’edizione 2011, tragicamente veicolata nell’etere da uno di quegli ammassi informi di gentaccia senz’arte né parte che solitamente si riuniscono in branco, tenuti insieme dallo sputo, in corrispondenza di questo tipo di rassegne paramusicali per teledipendenti lobotomizzati.



La prima parte di questa malformazione è costituita dai Modà. Come chi? Non ditemi che ignorate gente che ha portato al successo roba di prima qualità con titoli da urlo, tipo:

Ti amo veramente, Dimmi che non hai paura, Quello che non ti ho detto (Scusami...), Meschina, Timida, Vittima! 

E insomma, chi sono ‘sti Modà, questi cinque figli di boh con le facce da poveretti bramosi di mescolarsi col vippume e di vivere in un mignottaio? Beh, cominciamo col dire che loro si ritengono rock, e dal loro travolgentissimo sito ufficiale ci informano che 

Modà è il nome del progetto di Francesco "Kekko" (PINO. ndr) Silvestre (voce), Enrico Zapparoli (chitarra), Diego Arrigoni (chitarra elettrica), Stefano Forcella (basso) e Claudio Dirani (batteria)”.

(sono in ventordici per far cagare! I Motrhead sono in tre e sfondano culi. ndr

Ecco, io già uno che si fa chiamare Kekko lo inoltrerei a scarpate nel culo in Congo a scavare i diamanti a mani nude, se non fosse che leggendo quanto il Kekko scrive di sé mi viene il dubbio che forse gli farei un favore:

Io nasco a Milano il 17/02/78 e divento subito tifoso del Napoli ascendente Interista. Da qui si capisce quanto mi piacciono le sfide...quanto mi piace soffrire sin da piccolino.

Segue una sbrodolazza risucchiagonadi nella quale il nostro confessa di non saperne un accidente di musica (per quanto riguarda la musica...boh... schiaccio i tasti e mi vengono le parole...poi non so...a volte vengono le canzoni, altre le porcate) e ci informa anche, tramite dimostrazione pratica, di come anche la lingua italiana non sia esattamente il suo forte (in compenso svolge un lavoro irascibile).

E niente, questo è il frontman, sugli altri non c’è un granché da dire salvo che se soffrite di insonnia e/o stitichezza dovreste andare a leggervi le loro biografie. A proposito, potrebbe aiutarvi anche la precedente esibizione sanremese dei Modà, (fate caso a come Kekko sonounosfigato Silvestre avesse all’epoca una voce totalmente differente).



Il secondo tassello di questo mosaico dell'orrore è costituito da una ormai vecchia conoscenza di questo blog: l'amica di Maria, Emma bellicapelli Marrone. Eviterò le facili ironie sul cognome (che, invero, sembrano servite su un piatto d'argento) per dedicarmi alla più proficua attività di analisi filo-illogica del suo sito ufficiale, che strano, è fatto tale e quale a quello dei Modà: la stessa posizione delle immagini a sinistra, lo stesso rimando all'ultimo, imperdibile album, quasi identici non solo i contenuti del menu ma anche la disposizione delle varie voci, mamma mia che grafico originale che avete assunto ragazzi, con uno così siete davvero in buone mani.

Ma chi è questa amichetta di Maria? Andiamo a scoprirlo

"Per EMMA la musica è stata da subito un’esigenza fisiologica. 'Come il bere, il dormire, il nutrirsi (il cagare. ndr), non posso farne a meno', scriverà lei stessa nella sua tesina della maturità".

Eccola qui, l'ennesima enfant prodige del canzonettume italico, addirittura prima della maturità non poteva fare a meno della musica, che tenerezza, non la vedete anche voi? La giovane maturanda con l'ipod che si ammazza di Asereje e di Questa è la mia vita. E vabbè, a parte questa fondamentale informazione riguardante la tesina c'è poco altro nella biografia - e dunque immagino nella sua vita - roba che per non schiantarmi nella fase REM prima di arrivare alla fine della pagina sono stata costretta a star seduta sulle puntine, e scommetto che tra cinque anni di quest'imbranata che scimmiotta maldestramente la Berté (mica cazzi) e il cui parrucchiere andrebbe incriminato per esercizio molesto di cattivo gusto con l'aggravante dei futili motivi non ci ricorderemo neanche dopo un ciclo di ipnosi guidata.  

Quest'ammucchiata di dementi ha dunque portato sul podio del festival della canzone dissenteria italiana una canzonetta premasticata appartenente a uno dei filoni ultimamente più abusati dai biNbiminkia bellocci I wannabe a poppestarre ma in testa non ho idee (no, voi in testa non avete uno stracazzo di niente, questa è la verità, nda) e quindi scrivo frasi a caso - avendo cura di non esplicitare concetto alcuno - dopo aver seguito le previsioni del tempo. Trattasi del filone meteo, particolarmente in voga nel 2011 come dimostrano molti dei titoli dei frusti pezzacci sanremesi (Il vento e le rose; Come pioggia; Un pezzo d'estate; Il sole dentro).

Piangerai come pioggia tu piangerai e te ne andrai



Ho già pianto lungamente e a tratti singhiozzando mentre leggevo le vostre biografie e navigavo nei vostri agghiaccianti siti web, sono preparata a tutto e non credo proprio che questo pur imbarazzante testucolo cuoreamore possa muovermi a pena tanto quanto l'immagine delle vostre miserabili esistenze che aleggia nei vostri siti. Non piangerò e non me ne andrò: resterò, almeno finché non avrò terminato di mostrarvi quanto squallide e banalotte siano le storielline da fiction delle due del pomeriggio che snocciolate senza convinzione nel crescendo di quel turbamento intestinale che è l'unica cosa che riesco a provare quando ascolto la vostra scialba filastrocca da seconda elementare.

Come le foglie col vento d'autunno triste tu te ne andrai
certa che mai ti perdonerai

Mi piacerebbe tanto, ebbene sì, abbandonare l'arduo compito di attraversare la palude melmosa della vostra inutile e sterile canzonaccia per librarmi in volo sospinta da una raffica nella foschia dell'autunno più triste dell'era geologica, ma io se inizio una cosa la devo finire, dunque non me ne andrò (altrimenti poi non mi perdonerei).

Ma si sveglierà il tuo cuore in un giorno d'estate rovente in cui il sole sarà

Agli intellettuali incompresi che scrivono i testi di queste canzoni spazzatura (devono essere gli stessi che scrivono i dialoghi di centovetrine) piace molto aggiungere un po' di pathos -a mò di cerone- al blabla privo di contenuti che trabocca dalle loro inarrestabili penne. Questo risultato viene spesso ottenuto, come in questo caso, servendosi di termini fuori contesto che però hanno in sé una certa drammaticità. Qui il termine è il "ma" avversativo, il che suggerisce tensione, salvo che qui non si capisce bene cosa avversi. Non ci stava meglio un "poi"? naaah, poco pathos. Altro furbissimo stratagemma comunicativo degli stessi pennaioli a tanto al chilo è quello di omettere complementi oggetti e parti nominali, figura retorica della scuola De Filippi in virtù della quale "il sole sarà". Sarà cosa, come? Alto, basso, caldo, lontano, oscurato, come?





Non si sa. Il sole sarà. Mah.

E cambierai la tristezza dei pianti in sorrisi lucenti tu sorriderai

Ricapitolando: prima piango (cioè, piangerò), poi me ne andrò col vento e la tristezza, mi pentirò, poi mi sveglierò e il sole sarà e sorriderò. Al netto delle mie (ipotetiche) reazioni da squinternata si tratta del ciclo delle stagioni. Ok, è una canzone che parla del ciclo delle stagioni.

E arriverà il sapore del bacio più dolce e un abbraccio che ti scalderà

Ovviamente sono stagioni da telenovela, quindi la primavera fa scattare l'ormone stereotipato e quindi dopo il freddo e le foglie secche e i mesi senza farsi la ceretta finalmente ad aprile si limona duro.

Arriverà una frase e una luna di quelle che poi ti sorprenderà

La libido scatenata disorienta un attimo di fronte a cotale uso sbarazzino di singolari e plurali, tanto da sorvolare sul contenuto - che ha detto? Niente.

Arriverà la mia pelle a curar le tue voglie la magia delle stelle

Oooh, finalmente dopo tutto 'sto vento e la luna e le foglie si tromba (deve essere arrivata l'estate cartonata).

Penserai che la vita è ingiusta e piangerai e ripenserai alla volta in cui non ti ho detto no
Non ti lascerò mai
poi di colpo di buio intorno a noi (a noiaihihihaiihihih [nella versione sanremo]. ndr)

Ok, sei stato sfortunato. Hai beccato la squinzia che prima te la dà e poi ti sbriciola i maroni per settimane con pippe mentali da fotoromanzo e/o da ricovero coatto in apposita struttura di contenimento, di quella volta che lei alle quattro del mattino ha provato a farti riavere dal sonno dei giusti domandandoti se l'avresti mai scaricata e tu, rigirandoti dall'altra parte le hai sgrufolato un confuso "crepa, troia". E forse non è colpa tua. Ma neanche colpa mia, perciò è nondimeno ingiusto che adesso tu mi sbrinzi le gonadi con questa cazzata.

ma si sveglierà il tuo cuore in un giorno d'estate rovente in cui il sole sarà
E cambierai la tristezza dei pianti
in sorrisi lucenti tu sorriderai
E arriverà il sapore del bacio più dolce
e un abbraccio che ti scalderà
Arriverà una frase e una luna di quelle che poi ti sorprenderà
Arriverà la mia pelle a curar le tue voglie
la magia delle stelle

Un'altra volta tutto il pippone pornosoft (un ultimo sforzo ed è finita).

La poesia della neve che cade e rumore non fa
La mia pelle a curar le tue voglie
La magia della neve che cade e rumore non fa

Io credo che a voi, pischelletti perdigiorno illetterati, faccia in fondo piacere se il vostro pubblico di adolescenti bbburine interpreta il verso della neve come un sottile artifizio letterario atto a mascherare il fatto che fate uso sfrenato di coca: vi fa piacere perché confidate che questo induca a credere che le nefandezze caccamusicali che vi prestate a diffondere nell'etere sono la strada per arrivare a vivere la vita farlocca dei fighi che vanno alle feste dello showbiz e si divertono un casino, e fanno l'alba in disco per tornare a casa in cabriolet. In realtà il triste spettacolino da truman show che recitate come scimmiette in un teatrino non si può nascondere, neppure con cicli di lobotomia di massa. (ecco, mi viene da piangere di nuovo).

Asciugatevi le lacrime e siate pronti ad affrontare ultima fatica: l'inguardabile video in cui il grafico (lo stesso dei siti web?) ha pasticciato con le funzioni chiarezza e nitidezza e ha frullato insieme i coloracci lomo-biNbominkia, le tecniche cinematografiche apprese al corso di operatore video della scuola radio elettra e l'uso esasperato delle vignettature a scazzola. Special mention per le faccette attonite di Kekko.



Extra (per i masochisti), Emma e i Modà sul palco dell’Ariston che fanno a gara a chi strilla di più:


Verdena - Trovami un modo semplice per uscirne


Eccovi il secondo gancio alla mediocrità Italiota (con noticina mia personale al fondo)


Goood Morning San Remoooo - Puntata VI

a cura di Lovely Rita




Ho avuto modo ultimamente di cimentarmi con i grandi interrogativi della vita. Tipo: perché l’autobus compare all’orizzonte nel momento successivo a quello in cui ti accendi una sigaretta? Perché il fiume sfocia nel mare e il mare non infocia nel fiume? Chi sono e a cosa servono i Verdena?

La grande G ignora, purtroppo, la risposta alle prime due domande, ma è in grado di fornirmi spunti interessanti riguardo alla terza conducendomi dritta dritta al sito dei Verdena, grazie al quale vengo in possesso di preziosissime e imprescindibili informazioni di quelle come_ho_fatto_sinora_a_sopravvivere_senza. Ad esempio, cito testuale

Verdena are a three piece rock force; they started out towards the end of the 80s, when Luca and Alberto Ferrari (two brothers) were less than 10 years old. Roberta Sammarelli joined the band in 1996, and this line up stayed the same up to now”.

Verrò incontro ai non inglesizzati traducendo liberamente: 

“noi siamo belli siamo fighi siamo origgginali noi suoniamo e cantiamo da quando abbiamo sei anni oh, mica cazzi, e siccome siamo yèyè e i giornalisti cazzuti ci hanno detto che siamo i nirvana de noartri° noi la biografia ufficiale la scriviamo in italiano, la traduciamo in inglese con babylon e poi questa poltiglia in italiese premasticato la pubblichiamo sul sito in pdf”. 


Ecco, in sintesi questi sono i Verdena, (cito ancora

Their incredible wall of sound comes from their unique blend of punk fury, rock attitude, and emotional melodies, all fused with psychedelia
Hai capito, nientedimeno abbiamo gli eredi tricolori dei Pink Floyd e dei Led Zeppelin e non ce n’eravamo accorti.






Bravi e belli, ‘sti Verdena, tanta robba veramente, a partire dal sito che è un’accozzaglia di font e stili accostati l’uno all’altro dogdick style, eeeh, sì, ma loro sono origginali e postmoderni, a loro le canzoni gli escono così, sono

allucinazioni quasi oniriche” (cit.), 

cioè detto in soldoni da me che sono illetterata e le allucinazioni oniriche le ho quando dormo e come tutti i cristi normali le chiamo sogni (e non me le ricordo quasi mai, merda!, ecco perché non sono una rocchestarre psico-edelica) siamo in presenza dell’ennesimo gruppuscolo fintoimpegnato e scafato (tu mi intervisti e io mi mangio le unghie con espressione scazzata) che si attribuisce tutte le definizioni più fighe dello spazio intergalattico ma che in realtà compone le canzoni picchiando sulla tastiera a casaccio come i macachi, e quello che esce esce°°.

Questa loro hit ne è la dimostrazione.

Non cresci più, a tratti è normale,

L'allucinazione quasi onirica dei Ferrari brothers parte da una massa di impasto per il pane messo a lievitare e dalla constatazione che dopo un po' esso smette di crescere.

Non si arrende più, il mio cuore

La roba evidentemente era tagliata male, in quanto tra i suoi effetti annovera una fastidiosa e intermittente palpitazione cardiaca.

Cosa ti resta?

Nel portafogli ho 8 euro e 90. Con un deca non si può andar via. (figo sparare frasi a scazzola, wow! come sono origginale!)

Il folle ride, penso a lei

Sì, poi tu ti scaccoli e voi giocate a briscola, noi rivoltiamo i calzini e loro si lavano i denti

(l'attitudine punk ce la siamo fumata nella deriva cuoramorebbatticuore, pare. ndr)

Accorgersi di vivere nell'estasi

Noi, voi siete proprio bruciati dall'ecstasy

Cose che accadono qui

E cerbiatti che brucano là

Il paradiso è lei e non ho più rocce leggere ormai

Forse è arrivato il momento di chiamare l'ambulanza

My mind

Attenzione. Questo è un residuo della stesura originale della canzone. Non ve l'ho detto prima, ho aspettato questo momento per riportare un po' di pathos in mezzo a questo delirante groviglio di nulla assoluto: nelle loro deliranti strimpellature 

"la composizione dei testi avviene prima cantando in un finto inglese sulla base musicale del brano, per poi sostituire i termini inglesi con parole italiane che suonino bene" (fonte Wikipedia). 

Non si menziona il fatto che a volte, come in questo caso, qualche pezzo originario viene dimenticato in mezzo al testo niente.

Come puoi vivere a testa in giù
Come puoi vivere a testa in giù

No dai, quando smetti di vomitare puoi rimetterti in piedi

(tu chà tu chà)

Giuro che questo tu chà nella canzone c'è davvero.

Veglia in un sogno

Sono le allucinazioni oniriche, tranquilli. Tra l'altro non so a voi, ma a me sembra abbastanza normale sognare di essere svegli.

Il paradiso è lei e non c'è più luce per guardarci ormai

Forse nel vostro nirvana di drogacce sintetiche le lampadine si accendono dirigendovi contro l'onda allucinogena della mente. Qui serve l'interruttore.

Cieca, il buio sole disinfesta

E perché non "Sorda, l'antica prole pederasta"? (no dai, che aspettiamo? TSO coatto subito!)

Gli alberi cadono al suolo

Deve essere la foresta amazzonica

Riuscirò, se mi tiri giù, non riuscirò
Non respiri più, non riuscirò
Non riuscirò
Come puoi vivere a testa in giù
Come puoi vivere a testa in giù

Come è giusto che sia, per solidarietà verso l'uomomedio che ha la disavventura di ascoltare questo sconclusionato delirio sintetico, la canzone termina con i Verdebboys che vomitano, di nuovo.

Ovviamente - siccome loro sono alternative-postmodernisti - il video non lo fanno. Però voi la canzone la dovete ascoltare, almeno per dirmi se anche voi pensate che a un certo punto sembra una roba appiccicosa suonata all'incontrario. Quindi beccatevi questa interpretazione, il cui momento più alto è quello in cui Ornella Muti fa sfoggio di un elegante cameltoe (finissimo. ndr) (0:37)




° fonte: Wikipedia.
°° non lo dico io, lo dicono loro. Non ci credete? Sparatevi questo video e poi questo. Al termine di questa esperienza avrete raggiunto il giusto livello di disprezzo per questi pischelletti col moccio al naso “io sono indie e vendo merda spacciandola per crema chantilly”. (Ma quel che è peggio è che te la comprano).


Noticina (mia. ndr) a margine.

Io che il rock l'ho sempre ascoltato, quando la reclame dell'album di quegli insulti alla musica appellati Coldplay citava "il più grande gruppo rock del millennio", provavo un furore iracondo incontrollabile. Stessa cosa quando, uscito Minchionauta (o come cazzo si chiamava il primo singolo) di sti Verdebau e gli stessi Verdemiau venivano definiti la risposta Italiana al Metal internazionale (sic.).

Ora mi domando e dico... Chi è lo sconsiderato che appioppa certe etichette? Dove vive? Perché non muore?

Concludo aggiungendo che il font con cui è proposto questo Blog è il Verdana. Ascoltando sta PURCHERIA m'è quasi venuta voglia di cambiarlo :'(

Patty Pravo - E dimmi che non vuoi morire

Ecco, ci assentiamo per qualche giorno, e voi pensate che la nostra missione sia stata abbandonata. 

CATTIVI BAMBINI, CATTIVI.

Sapete cosa vi siete guadagnati, per punizione? SBAM, SBAM, SBAM - Un trittico di acido genio.

Bando alle ciancie, e partiamo con


Goood Morning San Remoooo - Puntata V

a cura di Lovely Rita




Di ritorno da un viaggio musicalmente purificante, oggi voglio demolire per voi una canzonaccia spacciata per roba intellettuale e prodotta da un mostro bicefalo di cui (ahimè) sentirete ancora parlare in questo blog.



Uno dei cefali è lui, il fiascone nazionale, l'autore° con l'ego spropositato: più imponente del suo punto vita, più maestoso della sua sconfinata ed enciclopedica ignoranza di ogni sia pur piccola ed elementare regola di grammatica e/o sintassi della lingua italiana; colui che di recente si è "dimesso dalla professione di rockstar" (ammettendo così implicitamente di non aver lavorato per neanche un singolo, miserrimo giorno in tutta la sua vita, che di spericolato ha solo le acrobazie grammaticali e le perifrasi senza senso a cui espone i suoi esaltati fan) per mettersi a fare il censore su facebook, dove di tanto in tanto pubblica note sconclusionate ed incomprensibili (perché sprovviste non solo di filo logico ma anche di struttura sintattica, e nelle quali i punti e le virgole sono usati a mò di orpelli ornamentali) nelle quali attacca questo o quello forse perché privo di specchi che lo supportino nell'atto di sputarsi in faccia da solo.


Il secondo cefalo è il monosopracciliato Gaetano Curreri, il sosia di Valerio Staffelli imprestato alla musica (permettetemi l'esagerazione) e purtroppo mai richiesto indietro dalla legittima proprietaria, l'agricoltura; l'uomo dal timbro inutile e polveroso, già leader di una formazione storica, uuuu, quanta roba, gli Stadio! Ma voi ve li ricordate gli Stadio? Io no.








La fortunata vincitrice di questo pezzo che di memorabile ha solo il sollievo che si prova quando è finito è la ex ragazza del Piper, la madre di tutti i birignao, Patty I wannabe foreveryoung Pravo, che appena prima di barattare quanto le restava di umano per una quindicina di chili di plastica si è prestata all'interpretazione intellettualoide, in realtà poco meno che ridicola, di questo pezzaccio nonsense e inascoltabile, facendosi plasmare dal cefalo numero 1 onde replicarne paro paro le vocali buttate lì quando non sa che cazzo dire, e che però nel cefalo distorto del fiascone fanno tanto rocchestarre vitaspericolata. Non so voi, ma io mi sono sempre immaginata la Patty che canta questa canzonetta al suo toyboy, l'uomo che glielo dà per pietà soldi tanti soldi mentre lei crede che c'entri il legame intellettuale e l'eterna giovinezza al botulino.




Guarda, io sono da sola ormai.

No, dai, se chiami il chirurgo estetico quello ti fa compagnia molto volentieri

Credi, non c'è più nessuna che
quando chiedi troppo e lo sai,
quando vuoi quello che non sei te
ricordati di me, forse non ci credi.

Fermiamoci un attimo. Fino al "sei" ci poteva anche stare, si poteva abbozzare l'illusione che questa strofa avesse un senso. Il primo colpo è il te usato in luogo del tu, che mi associa al collega Venceslao nell'augurare a chi ne fa cotale scellerato uso un'eternità di torture infernali commisurate almeno al fastidio che questo erroraccio da bulletti della periferia milanese (ma tanto rocchestarre, eh) provoca in tutti coloro che possiedono una minima scienza della lingua italiana. Ecco, il "te" si porta dietro un'accozzaglia di parole messe lì per caso e spazza via il miraggio che dalla penna dei due cefali sia finalmente uscito qualcosa di coerente, spingendo la strofa giù nel baratro dell'insensatezza. La riconoscete, vero, l'impronta inconfondibile del fiasco, il profumo delle strofe "io parlo sgrammaticato perché sono roccherrollo e se voi non capite siete deficienti"?

Sguardi, guarda sono qui per me

Già, guardano costernati la ragazza del Piper ridotta a un ammasso di gomma

Non ti ricordi, eri come loro te.

Ancora questo te che fa le veci del tu, ma sorvoliamo: qui si dice che anche il toyboy, prima degli assegni, la guardava con compassione

Sono tutti quanti degli eroi
quando vogliono qualcosa, beh
lo chiedono lo sai a chi può sentirli…

Infatti il toyboy ha fatto bingo, e approfittando del fatto che la piperina non è ancora sorda, ha chiesto ed ottenuto. Il fatto che qui viene descritto per questo come un eroe non deve stupire, dato quello che -presumibilmente- gli è stato richiesto in cambio.

La cambio io la vita che
non ce la fa a cambiare me

Qui naturalmente è il fiascone che parla del suo punto vita: ringrazio Dukan, rifiuto la dieta e vado avanti.

bevi qualcosa, cosa volevi

I toyboy bevono solo Dom Perignon, e non vogliono meno di una garçonnière in costa Smeralda

vuoi far l'amore con me

Solo dopo il Dom Perignon e la garçonnière


(tanto Dom Perignon. ndr)

la cambio io la vita che
che mi ha deluso più di te

Eeh, sì, già che ci siamo perché non chiamare in causa la protagonista di uno dei più sgangherati rigurgiti fiasconi?

portami al mare, fammi sognare

Prima l'assegno

e dimmi che non vuoi morire...

Scherzi? Finché paghi io resto vivo e vegeto!

Dimmi, sono solo guai per te.

Occazz, devo pagare l'ICI sulla garçonnière?

Dimmi, ti sei ricordato che
hai una donna che se non ci sei
come fa a restare senza te.

No, bella, sono io che senza di te non mangio!

Piangi insieme a me dimmi cosa cerchi.

Ummm, non so… proviamo con una Bentley?
(qui nella canzone risuonano alti i pifferi della tradizione fiaschiana)




La cambio io la vita che
non ce la fa a cambiare me
bevi qualcosa, se non ti siedi
vuoi far l'amore con me

Interessante in questa strofa la mini-variazione rispetto all'omologa precedente. Segno che forse nottetempo, mentre il fiascone si occupava del suo ego e la piperina del suo parrucco, il cefalo n. 2 ha avuto accesso a una biro e cambiato tre parole a scazzola, sperando che gli altri non se ne accorgessero. Che burlone questo Curreri!





la cambio io la vita che
che mi ha deluso più di te
portami al mare, fammi sognare
e dimmi che non vuoi morire...

la la laaaa laaa la laaaa…

Non poteva mancare nella canzonaccia il vocalizzo riempibattuta made in Fiasco ™.

e dimmi che non vuoi morire...

Guarda, sinceramente se la canzone continuasse ancora un po' potrebbe venirmi la voglia di darmi la morte come sana alternativa a questo strazio. Fortunatamente il pezzo finisce qui, accompagnato all'uscita dai pifferi fiascosi, e la vita torna gradevole.

Ciapatevi l'esibizione della allora cinquantenne del Piper, bestiacce!



° perdonatemi, ma per me "cantautore" è un'altra cosa