E per concludere il ciclo (mestruale, oserei dire) di Rita, una ciliegina su sta torta de mmerda che è il poppe italiano!
Goood Morning San Remoooo - Puntata VII
a cura di Lovely Rita
Che poi, che
cos’è il festival di Sanremo? Qualcosa di più pulito di un gigantesco e ricolmo
container di spazzatura? Qualcosa di più aulente di una sconfinata piscina di
guano? Qualcosa di più elegante di un branco di bertucce che ballano il cancan?
No. La risposta non è casuale, ma è frutto di anni e anni di ricerche e analisi
di testi e musiche mediamente lassativi quanto mangiare un vaso da 1 kg di
nutella scaldata a 40 gradi, da cui emerge che nella grande maggioranza dei
casi la canzonaccia più becera e inascoltabile di tutta la rassegna si piazza
sul podio con buona pace della musica (che comunque a Sanremo non si fa vedere
da poco più di 62 anni).
È andata
così anche due anni fa, ve lo ricordate? quando l’ambitissimo fermaporte a
forma di leone rampante ha mancato per un soffio la canzonaccia più vacua,
strillata e paracula dell’edizione 2011, tragicamente veicolata nell’etere da
uno di quegli ammassi informi di gentaccia senz’arte né parte che solitamente
si riuniscono in branco, tenuti insieme dallo sputo, in corrispondenza di
questo tipo di rassegne paramusicali per teledipendenti lobotomizzati.

Ti amo veramente, Dimmi che
non hai paura, Quello che non ti ho detto (Scusami...), Meschina, Timida,
Vittima!
E insomma, chi sono ‘sti Modà, questi cinque figli di boh con le
facce da poveretti bramosi di mescolarsi col vippume e di
vivere in un mignottaio? Beh, cominciamo col dire che loro si ritengono rock, e
dal loro travolgentissimo sito ufficiale ci informano che
“Modà è il nome
del progetto di Francesco "Kekko" (PINO. ndr) Silvestre (voce), Enrico Zapparoli
(chitarra), Diego Arrigoni (chitarra elettrica), Stefano Forcella (basso) e
Claudio Dirani (batteria)”.
(sono in ventordici per far cagare! I Motrhead sono in tre e sfondano culi. ndr)
Ecco,
io già uno che si fa chiamare Kekko lo inoltrerei a scarpate nel culo in Congo
a scavare i diamanti a mani nude, se non fosse che leggendo quanto il Kekko
scrive di sé mi viene il dubbio che forse gli farei un favore:
“Io nasco a Milano il 17/02/78 e divento subito tifoso del Napoli ascendente Interista. Da qui si capisce quanto mi piacciono le sfide...quanto mi piace soffrire sin da piccolino.”
Segue una sbrodolazza risucchiagonadi nella quale il nostro confessa di non
saperne un accidente di musica (per quanto riguarda la musica...boh...
schiaccio i tasti e mi vengono le parole...poi non so...a volte vengono le
canzoni, altre le porcate) e ci informa anche, tramite dimostrazione
pratica, di come anche la lingua italiana non sia esattamente il suo forte (in
compenso svolge un lavoro irascibile).
E niente, questo è il frontman, sugli
altri non c’è un granché da dire salvo che se soffrite di insonnia e/o
stitichezza dovreste andare a leggervi le loro biografie. A proposito, potrebbe
aiutarvi anche la precedente esibizione sanremese dei Modà, (fate caso a come Kekko sonounosfigato
Silvestre avesse all’epoca una voce totalmente differente).

Ma chi è questa amichetta di Maria? Andiamo a scoprirlo:
"Per EMMA la musica è stata da subito un’esigenza fisiologica. 'Come il bere, il dormire, il nutrirsi (il cagare. ndr), non posso farne a meno', scriverà lei stessa nella sua tesina della maturità".
Eccola qui, l'ennesima enfant prodige del canzonettume italico, addirittura prima della maturità non poteva fare a meno della musica, che tenerezza, non la vedete anche voi? La giovane maturanda con l'ipod che si ammazza di Asereje e di Questa è la mia vita. E vabbè, a parte questa fondamentale informazione riguardante la tesina c'è poco altro nella biografia - e dunque immagino nella sua vita - roba che per non schiantarmi nella fase REM prima di arrivare alla fine della pagina sono stata costretta a star seduta sulle puntine, e scommetto che tra cinque anni di quest'imbranata che scimmiotta maldestramente la Berté (mica cazzi) e il cui parrucchiere andrebbe incriminato per esercizio molesto di cattivo gusto con l'aggravante dei futili motivi non ci ricorderemo neanche dopo un ciclo di ipnosi guidata.
Quest'ammucchiata
di dementi ha dunque portato sul podio del festival della canzone dissenteria
italiana una canzonetta premasticata appartenente a uno dei filoni ultimamente
più abusati dai biNbiminkia bellocci I wannabe a poppestarre ma in testa non ho
idee (no, voi in testa non avete uno
stracazzo di niente, questa è la verità, nda) e quindi scrivo frasi a caso
- avendo cura di non esplicitare concetto alcuno - dopo aver seguito le
previsioni del tempo. Trattasi del filone
meteo, particolarmente in voga nel 2011 come dimostrano molti
dei titoli dei frusti pezzacci sanremesi (Il vento e le rose; Come pioggia;
Un pezzo d'estate; Il sole dentro).
Piangerai come pioggia tu piangerai e te ne
andrai
Ho già
pianto lungamente e a tratti singhiozzando mentre leggevo le vostre biografie e
navigavo nei vostri agghiaccianti siti web, sono preparata a tutto e non credo
proprio che questo pur imbarazzante testucolo cuoreamore possa muovermi a pena
tanto quanto l'immagine delle vostre miserabili esistenze che aleggia nei
vostri siti. Non piangerò e non me ne andrò: resterò, almeno finché non avrò
terminato di mostrarvi quanto squallide e banalotte siano le storielline da
fiction delle due del pomeriggio che snocciolate senza convinzione nel
crescendo di quel turbamento intestinale che è l'unica cosa che riesco a
provare quando ascolto la vostra scialba filastrocca da seconda elementare.
Come le foglie col vento d'autunno triste
tu te ne andrai
certa che mai ti perdonerai
Mi
piacerebbe tanto, ebbene sì, abbandonare l'arduo compito di attraversare la
palude melmosa della vostra inutile e sterile canzonaccia per librarmi in volo sospinta
da una raffica nella foschia dell'autunno più triste dell'era geologica, ma io
se inizio una cosa la devo finire, dunque non me ne andrò (altrimenti poi non
mi perdonerei).
Ma si sveglierà il tuo cuore in un giorno
d'estate rovente in cui il sole sarà
Agli
intellettuali incompresi che scrivono i testi di queste canzoni spazzatura
(devono essere gli stessi che scrivono i dialoghi di centovetrine) piace molto
aggiungere un po' di pathos -a mò di cerone- al blabla privo di contenuti che
trabocca dalle loro inarrestabili penne. Questo risultato viene spesso
ottenuto, come in questo caso, servendosi di termini fuori contesto che però
hanno in sé una certa drammaticità. Qui il termine è il "ma"
avversativo, il che suggerisce tensione, salvo che qui non si capisce bene cosa
avversi. Non ci stava meglio un "poi"? naaah, poco pathos. Altro
furbissimo stratagemma comunicativo degli stessi pennaioli a tanto al chilo è
quello di omettere complementi oggetti e parti nominali, figura retorica della
scuola De Filippi in virtù della quale "il sole sarà". Sarà cosa,
come? Alto, basso, caldo, lontano, oscurato, come?
Non si sa. Il sole sarà. Mah.
E cambierai la tristezza dei pianti in
sorrisi lucenti tu sorriderai
Ricapitolando:
prima piango (cioè, piangerò), poi me ne andrò col vento e la tristezza, mi
pentirò, poi mi sveglierò e il sole sarà e sorriderò. Al netto delle mie
(ipotetiche) reazioni da squinternata si tratta del ciclo delle stagioni. Ok, è
una canzone che parla del ciclo delle stagioni.
E arriverà il sapore del bacio più dolce e
un abbraccio che ti scalderà
Ovviamente
sono stagioni da telenovela, quindi la primavera fa scattare l'ormone
stereotipato e quindi dopo il freddo e le foglie secche e i mesi senza farsi la
ceretta finalmente ad aprile si limona duro.
Arriverà una frase e una luna di quelle che
poi ti sorprenderà
La libido
scatenata disorienta un attimo di fronte a cotale uso sbarazzino di singolari e
plurali, tanto da sorvolare sul contenuto - che
ha detto? Niente.
Arriverà la mia pelle a curar le tue voglie
la magia delle stelle
Oooh,
finalmente dopo tutto 'sto vento e la luna e le foglie si tromba (deve essere
arrivata l'estate cartonata).
Penserai che la vita è ingiusta e piangerai
e ripenserai alla volta in cui non ti ho detto no
Non ti lascerò mai
poi di colpo di buio intorno a noi (a noiaihihihaiihihih [nella versione sanremo]. ndr)
Ok, sei
stato sfortunato. Hai beccato la squinzia che prima te la dà e poi ti sbriciola
i maroni per settimane con pippe mentali da fotoromanzo e/o da ricovero coatto
in apposita struttura di contenimento, di quella volta che lei alle quattro del
mattino ha provato a farti riavere dal sonno dei giusti domandandoti se
l'avresti mai scaricata e tu, rigirandoti dall'altra parte le hai sgrufolato un
confuso "crepa, troia". E forse non è colpa tua. Ma neanche colpa
mia, perciò è nondimeno ingiusto che adesso tu mi sbrinzi le gonadi con questa
cazzata.
ma si sveglierà il tuo cuore in un giorno
d'estate rovente in cui il sole sarà
E cambierai la tristezza dei pianti
in sorrisi lucenti tu sorriderai
E arriverà il sapore del bacio più dolce
e un abbraccio che ti scalderà
Arriverà una frase e una luna di quelle che
poi ti sorprenderà
Arriverà la mia pelle a curar le tue voglie
la magia delle stelle
Un'altra
volta tutto il pippone pornosoft (un ultimo sforzo ed è finita).
La poesia della neve che cade e rumore non
fa
La mia pelle a curar le tue voglie
La magia della neve che cade e rumore non
fa
Io credo che
a voi, pischelletti perdigiorno illetterati, faccia in fondo piacere se il
vostro pubblico di adolescenti bbburine interpreta il verso della neve come un
sottile artifizio letterario atto a mascherare il fatto che fate uso sfrenato
di coca: vi fa piacere perché confidate che questo induca a credere che le nefandezze
caccamusicali che vi prestate a diffondere nell'etere sono la strada per
arrivare a vivere la vita farlocca dei fighi che vanno alle feste dello showbiz
e si divertono un casino, e fanno l'alba in disco per tornare a casa in
cabriolet. In realtà il triste spettacolino da truman show che recitate come
scimmiette in un teatrino non si può nascondere, neppure con cicli di lobotomia
di massa. (ecco, mi viene da piangere di nuovo).
Asciugatevi
le lacrime e siate pronti ad affrontare ultima fatica: l'inguardabile video in
cui il grafico (lo stesso dei siti web?) ha pasticciato con le funzioni chiarezza
e nitidezza e ha frullato insieme i coloracci lomo-biNbominkia, le tecniche
cinematografiche apprese al corso di operatore video della scuola radio elettra
e l'uso esasperato delle vignettature a scazzola. Special mention per le
faccette attonite di Kekko.
Extra (per i
masochisti), Emma e i Modà sul palco dell’Ariston che fanno a gara a chi
strilla di più: