martedì 8 gennaio 2013

Chiara Galiazzo - Due respiri

Lo sentite arrivare, nell’aria? Lo sentite, nella nebbia di gennaio, coda sorprendente dell’aroma sulfureo della bomba Monti spread, farsi largo nelle vostre narici l’odore invitante dei fiori di Sanremo? No? Molto male, perché io lo sento, e sto scaldando i motori. Bisogna partire in anticipo per affrontare a muso duro i cavalloni di merda musicale da cui voi, imperturbabili ascoltatori di radionetwork poppettari, sarete sommersi da qui a qualche settimana. E allora cominciamo a prepararci, ché ne vedremo delle belle.


Goood Morning San Remoooo - Puntata IX 
a cura di Lovely Rita

E siccome oggi sono di buonumore, vi voglio parlare di un’aspirante regina del nulla, ennesimo bolo pop premasticato da una di quelle fabbriche del boh che chiamano talent show (in questo caso da XFactor, reality di alto livello che nella sua storia vanta giurati del calibro di Arisa e di Anna Tatangelo. Mica cazzi e mazzi): Chiara Galiazzo, ai più nota semplicemente come Chiara (in accordo con la tendenza realitara di sfornare meteore detentrici di solo nome di battesimo: chissà se perché una volta che il pubblico ha memorizzato il cognome la meteora è già atterrata sul letto di guano che merita, o se perché questi patetici limoni da spremere hanno almeno il buonsenso di non esporsi al pubblico ludibrio declinando le generalità complete).
Chiara Galiazzo, contabile padovana, è purtroppo sprovvista di sito ufficiale e si affida a un tragico biglietto da visita dal quale scopriamo che lei “canta perché è la Chiara” (e io sputo sentenze perché sono la Rita, non è incredibile?), che alla Scuola Radio Elettra degli aspiranti suonatori di pianobar ha “capito cosa aveva in gola” (tralascio di commentare, perché sono una signora), e che “si definisce matta perché è sempre in movimento, parla di continuo esternando i suoi pensieri” (piccola, dolce, ingenua Chiara: non si dice matta. Si dice viva). 




La sua scheda di XFactor ci fornisce comunque informazioni essenziali, come il fatto che ama collezionare nani da giardino (la cui esposizione ritengo personalmente meritoria di fustigazione sulla pubblica piazza), che trova divertente fare brutte figure (e infatti la mandano a Sanremo) e che gira con un’arachide pleistocenica in tasca. Se siete interessati a un campionario dell’imbarazzo vi suggerisco di dare un’occhiata ai commenti alla scheda e alla pagina facebook di Chiara Galiazzo: proverete vergogna da qui alla fine degli anni 20.
Tutto qui, che noia che barba che barba che noia, lurkare in giro alla ricerca di chicche imperdibili sulla nostra beniamina odierna e trovare solo un paio di trionfi della fatuità, due interviste fotocopia firmate da due penne diverse (ma similmente insulse): una a Vanity Fair e una a style.it, fino a due minuti fa per me sconosciuto portale del nulla vipparolo, non ci sono più le popstar di una volta, ma hey! cosa leggono i miei occhi? la stravagante estimatrice della brutta figura che in ambe le interviste dichiara di voler sanremeggiare evitando le brutte figure (ecco cosa succede a far lavorare gli stagisti aggratis: arriva Rita e ve s’incula!). Vabbè, a latere di queste notizione da encefalogramma piatto, segnaliamo che la nostra eroina della cover preconfezionata si fa scrivere le canzoni nientemeno da Eros Ramazzotti e Francesco Bianconi (non temete: presto saranno entrambi nostri graditi ospiti). E, per evitare di cadere vittime di narcolessia fulminante (o per accelerare il processo, fate vobis) andiamo a vederci questo successo travolgente, Due respiri, lirica sublime che completa e conclude l’epopea dell’imbarazzo interpretata da questa cantantucola di provincia (almeno fino al prossimo Sanremo).

Non c'è fortuna, non c'è destino,
non c'è sorpresa per me,

Se partiamo con una non richiesta e per nulla interessante sconfessione di fatalismo, chissà dove andremo a finire…

non c'è vittoria né aspirazione
così importante per me

…magari a una professione di inettitudine…

non c'è bellezza,
frase ad effetto o un'assoluta verità
ma c'è un istante nell'universo,
attimo eterno in cui mi sento unica

…o a una confessione di imbecillità?
Seriamente: e questo coacervo di parole raffazzonate e appiccicate insieme senza filo logico per chi sarebbe una canzone?

Perché niente è come te e me insieme

Si chiama coppia, cara la mia Chiaretta del mondo delle fiabe. Sul pianeta ce ne sono parecchi milioni, di coppie. Solo nel genere umano. Quindi, a meno che tu non faccia coppia con un facocero delle Ande o con un paguro bernardo, parecchi milioni di entità sono come “me e te insieme”, e il dramma è che insulsi parolieri in odore di Federico Moccia scrivono idiozie del genere proprio perché ci sono migliaia di coppie di decerebrati che le ascoltano.

niente vale quanto te e me insieme

Addirittura. Che stipendi da favola avete?

siamo due respiri
che vibrano vicini
oltre il male e il bene

Ecco, vedete cosa succede a stare troppo appiccicati? Vi siete passati la tisi.

niente è come te e me insieme

Abbiamo già chiarito che questa è una cazzata.

Non serve intento né sacrificio
una tentazione per me
desiderare voler sparire
resta un ricordo per me

Ti serve forse un po’ di logica, un’infarinatura di grammatica e sintassi, un paio di lezioni sull’uso delle preposizioni, un’esercitazione pratica sui sinonimi, un rimario da quattro soldi e una mano nella costruzione dei discorsi.
(ma siamo sicuri che chi le scrive i testi sia italiano?)

non serve dolore, normale attenzione
quella che riservo a te

Beh, il dolore in genere non serve a nessuno se non ai masochisti; invece l’attenzione serve, specie se stai guidando o se stai facendo uno studio di funzione. Attività a mio avviso più proficue del prestare attenzione “a te”…

anche il silenzio,
che sento dentro
quando mi avvolge diventa musica

Tesoro mio, se quella che fai tu la chiami musica, allora fidati: molto meglio il silenzio.

Perché niente è come te e me insieme
niente vale quanto te e me insieme
siamo due respiri
che vibrano vicini
oltre il male e il bene
niente è come te e me insieme

Già detto. La perseveranza del delirio.

Non c'è ossessione solo emozione
quella che dedico a te

Non eravate impazienti anche voi di arrivare, attraverso questo ingarbugliatissimo e delirante climax, al vocabolo preferito dai parolieri cuoreamore di quart’ordine e dagli autori di soapopera e reality show? Emozione… wow. Originalità e trasporto stupefacenti. Da restare senza parole.

non c'è tramonto, non c'è una stella
che ci assomiglia,
che sia così unica

Millenni di filosofia occidentale, l’Idea, l’Essenza, l’Uno, le Monadi, secoli e secoli di pensiero umano sintetizzati nella sconcertante banalità di questo fluire di versi. Non è tragicamente meraviglioso?

Perché niente è come te e me insieme
niente vale quanto te e me insieme
siamo due respiri
che vibrano vicini
oltre il male e il bene
niente è come te e me insieme

Di nuovo, ancora, sempre. Che noia.

Tutto è come te e me insieme

E per finire ci sta, la piroetta niente – tutto, fatta apposta per sbalordire il temerario ascoltatore riuscito ad arrivare a questo punto della canzone senza sprofondare nelle paludi di un sonno profondo e senza sogni, che twist meraviglioso! peccato che la canzone non ne abbia fatto uno così, per risollevarsi dal niente che rappresenta a -non dico tutto- ma almeno a qualcosa… Niente, vabbè, ritenta, sarai più fortunata.

Lo strazio non finisce qui, purtroppo: vi tocca ciaparvi il video, delirante cagata nonsense che lega palle turbinanti in riva al mare, primi piani di orologi di plastica e guanti neri fintopizzo, faccette tristi, macchinoni grigiotopo, autisti di macchinoni grigiotopo vestiti a maschera, facce argentate e pesi infuocati. Raccapricciante.



(e come extra vi regalo una chicca da intenditori di trashume nazionalpopolare: non trovate che questa orrenda canzonaccia faccia il verso all’altrettanto inascoltabile Per tutta la vita della nostra vecchia conoscenza Noemi?)

giovedì 6 dicembre 2012

Ligabue - Happy hour


Oggi attraverseremo lande desolate di banalità da quattro soldi, sconfinati deserti dell’intelletto, oceani di frustissima mediocrità al cui confronto le conversazioni tra aspiranti pagatori di bollette in coda all’ufficio postale sono i Dialoghi di Platone.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra, e visto che scagliare pietre è il mio passatempo preferito (secondo solo a fare le trecce al mocio vileda) mi premurerò di nascondere la mano. Perché – lo confesso – io sono peccatrice, destinata a trascinarmi in lungo e in largo per la sesta bolgia vestita di un abito di piombo, perché nei gloriosi anni del liceo, e poi all’inizio dell’università, pure io mi feci ammaliare dal capello fluente e dalla voce grattante del principe indiscusso della paraculaggine de periferia, che mi premurerò di vivisezionare scrupolosamente.

Secondo Wikipedia Luciano Ligabue, solitamente chiamato Ligabue o Liga, è un cantautore, scrittore, regista e sceneggiatore italiano. Mica cazzi. Come faccia, tra tutte queste nobili occupazioni, a trovare il tempo libero per scrivere sbrodoleggiamenti sdolcinati per adolescenti problematiche e brufolose e calcare i prestigiosi palchi del Campovolo onde diffonderle nell’aere col suo timbro wannabe Tom Waits (pare che se lo sia guadagnato grazie all’unico medico del mondo in grado di sbagliare una tonsillectomia. Forse fulminato dalle tonsille da seimila watt? Bah. Qui una descrizione splatter del tragico errore.) è uno dei misteri dolorosi. Eeh sì, che mi piaceva il Liga, lo sfigato della Bassa, crinuto e perennemente abbronzato, con la macchina calda che ti porta in giro col pilota automatico e la radio che passa Neil Young che, sempre secondo Wikipedia, “come David Bowie, Iggy Pop, Lou Reed, Lynyrd Skynyrd rappresenta il retroterra musicale e la fonte di ispirazione del cantante”, nel senso che lui prima li ha ascoltati e poi li ha affondati senza riguardi nel buco del cesso per dedicarsi alla produzione di polverosi e facilotti paternalismi sulla vita e sull’ammmore interpretati con strazianti guaiti graffiati (fortunatamente io al contrario del paladino della Bassa ho scelto la vita, ho tenuto Neil Young e ho affondato nel cesso il Liga).
Dopo lo spietato stupro di un successo altrui (It’s the end of the world as we know it si tramuta nella scioccante A che ora è la fine del mondo?), che pare un passaggio imprescindibile della crescita musicale criminale degli aspiranti roccherroller de noartri, il nostro intraprende un percorso lastricato di banalità, scrivendo testi stucchevolmente paternalistici “io sò roccherroller e c’ho un’età, ho vissuto alla grande e so tutto della vita”, del calibro e della fattura di:


  • Ci han concesso solo una vita, soddisfatti o no qua non rimborsano mai (saggezza da discount padano col 3x2 sul Lambrusco)
     
  • Ho messo via un po’ di legnate, i segni quelli non si può, che non è il male né la botta ma purtroppo il livido (sofferenza interiore che ricalca paro paro quella del Fiascone Nazionale, col quale peraltro il nostro intrattiene da anni una -yaaaaawn- entusiasmante disputa. Un duello tra titani)
     
  • E ogni volta è sempre un colpo all'anima (ancora sofferenza interiore, “io ho sofferto un cifro e c’ho l’anima grattugiata, per questo sò un roccherroller”)
     
  • Eri solo da incontrare ma tu ci sei sempre stata (fatalismo made in Correggio per far colpo sulle liceali. Una di queste ha pensato bene di dedicare questa cacchetta smielosa al buzzurretto sedicenne che presumibilmente l’ha iniziata ai piaceri del petting e che incidentalmente è un mio vicino di casa. Ma mica gli ha mandato un messaggio, una letterina… no, l’ha scritta con la vernice indelebile davanti al portone del mio condominio:




  • Le donne lo sanno com'è che son donne (omaggio riempibattute a Lapalisse, ma tu, o sfigato della Bassa, non lo sai che si è donne se si ha una fessura dove presumibilmente tu hai un’escrescenza? E non sto parlando del naso).
E innumerevoli altri sconcertanti ammassi di banalità slogheggianti, di saggezza popolare liofilizzata (aggiungere lacrimuccia di adolescente di provincia appena abbandonata e/o perdutamente invaghita del tamarrozzo sparapenne in motorino collezionista di gnocchette minorenni), di accorata rassegnazione alle vicende umane (io sono buono, io sono un poveraccio e per questo tutti mi s’inculano) ed ecumenica comprensione della Vita (perché io ne so, io so la rocchestarre, mica come voi che non capitencazzo, sedetevi qui e ascoltate i miei latrati che v’insegno).

Stendiamo un velo pietoso sul sito web, vi propongo la ributtante homepage nella quale il nostro riesce a prodursi in un errore marchiano già nelle prime parole (Voi siete qui! Scegli la tua destinazione. Si vede che quando a scuola il maestro spiegava la concordanza di numero lui era a sputar sangue sotto i ferri del finto dottore)
 




Avviciniamoci quindi all’aulico testo di una delle produzioni più basse e imbarazzanti del nostro rocker di Correggio (seeeeeh, gli piacerebbe!), un’accozzaglia di minchiate così mediocri che la Mediocrità è impallidita ed è corsa a nascondersi.

Dicono che tutto
sia comunque scritto


Dicono… chi? chi è che lo dice? È una balla, non ci credere. Te se vojono inculà, a Ligabbù! Per esempio, la fine di questo post non è ancora scritta.

quindi tanto vale che non sudi

Bah, se posso dire la mia è meglio non sudare a prescindere. Specie se devi prendere l’autobus, o se devi andare a fare un colloquio. Poi fai tu, ma nel caso ricordati il deosauber.
 



nasci da incendiario
muori da pompiere


Eccola, la vedete? l’onniscienza ligabuica, il fastidioso atteggiamento “io so come va il mondo, ehi, e va sssssempre così”, il ciclo della vita e sticazzi e stimazzi, ma scusa, perché? che c’entra il piromane e che c’entra il pompiere? Mistero.

dicono che devi
proprio farti fuori
se vuoi fare il rock in qualche modo


Ecco, purtroppamente Ligabue ha scelto di fare una roba che lui chiama rock e che in realtà col rock non c’ha in comune neanche l’unghia del mignolino del piede in un modo che non ha implicato il farsi fuori, ragion per cui noi ancora oggi a ventiquattro anni dall’esordio dobbiamo sciropparci lo sfibrante sapientume di periferia umida e zanzarosa del nostro sfrangipalle odierno, che ci massacra dalle radio commerciali alle bacheche di facebook delle adolescenti sedotte e abbandonate.

che ti portiamo i fiori
lì nei cimiteri mitici


Eh? Cosa? Come? Fiori? Cimiteri mitici? Cimiteri mitici? Ma de che? Ma che vuol dire?

Sei già dentro l'happy hour
vivere vivere costa la metà


Breve digressione. Questa canzone, datata 2006, per pura coincidenza è stata scritta proprio nel momento in cui negli italici lidi il provinciale aperitivo si tramutava nello sgargiante happy hour, happy hour unificante cosmopolita, sbarcato probabilmente anche nella new brand Correggio da bere (al prezzo di lancio scontato del 50%), dove avrà fulminato il nostro sulla via del lambrusco e gli avrà ispirato questa immane cagata, probabilmente nei fumi del rum cooler bevuto sulla mortazza. Non si spiega altrimenti la spiazzante inutilità della canzone, che ruota attorno al nulla del suo imbarazzante ritornello.

Quanto costa fare finta
di essere una star?


Questo dovresti sapercelo dire tu, caro Liga. Con precisione. Fino all’ultimo centesimo. IVA inclusa.

Dicono che nasci solo per soffrire
ma se soffri bene vinci il premio
di consolazione


No, questa non l’ho capita. Se soffri bene vinci il premio di consolazione? Ma tipo come hai fatto tu per le tonsille, che hai trasformato la tua personale privata e legittima sofferenza in sofferenza ecumenica e universale per i timpani di poveri cristi come me che se potessero ti strapperebbero le corde vocali a mani nude e le lancerebbero in pasto ai nibbi reali? E sarebbe questo il premio di consolazione?

Chi non salta l'eccezione è

La banalità da stadio ci stava bene, in effetti

Dicono che i sogni
sono tutti gratis
ma son quasi tutti quanti usati


Errr… i sogni? Usati? Gratis? No, non ce la faccio, mi arrendo. Mi dai un altro indizio?

Copriti per bene
che non ti conviene il mondo qui


Eeeh sì, certo, nasconditi Liga, che non ti conviene farti vedere in giro. C’è gente che vuole strapparti le corde vocali, sai? Poi come fai a permetterti le corde vocali se non puoi più ululare in un microfono?

(a me ricorda l'abusato 'sta dentro che fuori è un brutto mondo', di radiofrecciana memoria. Si autocita o ha solo perso le parole? Cazzo, ci sono cascato pur'io... - nd Esopo)

(stica che firma sborona che ho ;) - nd Esopo)

Sei già dentro l'happy hour
vivere vivere costa la metà
quanto costa fare finta di essere una star?


Come sopra.

Sei già dentro l'happy hour
vivere vivere solo la metà
e la vita che non spendi che interessi avrà?


Beh adesso mi cogli impreparata… mica pretenderai che per rispondere a una domanda farlocca infilata in una tua canzone sgangherata io mi spari un master in alta finanza?

Si può però morire vivendo sempre e solo
per sentito dire

Sì, beh, è quello che capita ai personaggi dei romanzi. A volte muoiono, ma mica sono vissuti veramente…

Si può però morire
per la fame che non hai


Sì. Si chiama anoressia.

Dicono che il cielo
ti fa stare in riga


Beh non so se il cielo ti fa stare in riga ma so che se ti fai troppe righe puoi finire in cielo…

Che all'inferno si può far casino
mentre il purgatorio te lo devi proprio infliggere

Ecco, chiudere con l’evocazione dantesca è la cosa più pecoreccia e ricottara che poteva accadere in questa canzone. Ed è accaduta. Complimenti. Abbiamo presentato: uno dei brani più orribilmente raccapriccianti della canzone fabbrica di merda musicale all’italiana. Bravo Liga. Come te, nessuno mai.

Sei già dentro l'happy hour
vivere vivere costa la metà
quanto costa fare finta di essere una star?
Sei già dentro l'happy hour
vivere vivere solo la metà
e la vita che non spendi che interessi avrà?


Come sopra.

Godetevi il video, un mal di mare polveroso di capelli (posticci?) al vento e occhiali da sole wannabe Bono Vox ma anche un po’ Toppe Gunne.


Vasco Rossi - Vivere o niente

...niente va bene uguale, Kom! Fidati.

Rieccoci, gente. A dispetto dei proclami settembrini la mia vita e quella dei miei colleghi in redazione ha assunto declinazioni così frenetiche che nessuno ha avuto tempo di pubblicare. Non ci lamentiamo, al contrario del Fiascone Nazionale ((c) Lovely Rita) che come vedremo tra poco ha inaugurato il filone del Pensio-Rock: pop slavato che viene pubblicizzato manco fossero i Purple, con testi che sembrano le lamentele dei vecchini in coda dal medico. 



Torniamo a noi: oggi sono successe due cose. In primis la banca mi ha concesso una tregua inaspettata: ti prendi mezza giornata di permesso per delle commissioni e ti sbrighi in cinque minuti. Bello no?

In secondo luogo, mi è capitato di sentire sta VACCATA di Fiasco 'SignoraLeiNonPuòSapereCheDoloriCc'hoLaSciatica' Rossi.

Vuoi non cogliere i segni del destino che, mentre ci guida inesorabile al ventuno corrente mese di Mayesca (come si dirà? Mayana, Mayonchi, Morgan?) memoria, sparge e spande spunti appetitosi?

Appunto, non vuoi...

Rivelerò

Cazz... La crisi di mezza età inoltrata di Fiascone minaccia burrasca. Siamo 
ai titoli di coda si spera... (In effetti è quasi un anno che ce la mena con la 'pensione da rockstar'°). E' tempo di bilanci et lamentevoli rivelazioni, mi sa...

Cose che nessuno sa di me

Guardi, Rossi... Lei non è Lemmy Kilmister. Così, ad occhio e croce, sta per dirci cose prive del benché minimo interesse, ma dai, abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno



E lo farò
Solo perché tu non sai com'è


Eh? Non ho capito. Rivelerai particolari truculenti della tua vita da Pensiorocker solo perché io non so com'è... Cosa? Cosa non saprei com'è? Che senso ha?

Qua due sono le cose: ho ti hanno staccato la flebo di Lexotan o non sapevi che cazzo buttare a questo punto del testo(!) e come al solito ci hai infilato minchiate.

Ipotesi non mutuamente esclusive peraltro...

Brividi

E conati e convulsioni... Hai ragione.

Sento quando guardo
I lividi
Che han lasciato segni dentro


Qui prendiamo una bella manciata di concetti pensiorock (lividi, sofferenza interiore, guardarsi dentro, esperienze dolorose), la sbattiamo dentro una ciotola, frulliamo bene e ta-daaaa... Costruzione insensata, concetto fiacco, sintassi massacrata... Merda, in sostanza. Fiasco, sei una sicurezza...

Che poi. Super Nonno Fiasco con la vista a raggi X: vede i segni che i lividi lasciano dentro. Spiace, bello mio. Se avessi un minimo di dignità poetica avrei potuto lasciare perdere questo noema, ascrivendolo alla categoria delle licenze poetiche. Siccome sei tu, però, castigotti.

Io non ho voglia più di fare finta
che
Che vada tutto bene
 

Vasco, ci hai rotto il cazzo. Hai bevuto tavernello e pippato coca in quantità che musicisti ben più stimati (e giovini) di te definirebbero ridicole, mentre di converso hai sguazzato in oceani di denaro che manco zio paperone...

Hai avuto una vita tutto sommato (immeritatamente) fortunata e (checché la tua figura di rocker per verginelle ne risulti diminuita) salutare, ma continui a piangere miseria, malessere e drammi coniugali. Basta. Vatti a lamentare in bocciofila o davanti al cantiere di via Comacchio. Basta. Non se ne può più dei tuoi drammi esistenziali di cartapesta. Le ragazzine in terza media si lamentano meno. E che cazzo! Peraltro poi a cosa è dovuta questa atroce necessità di fingere che vada tutto bene? Scopriamolo...

solo perché “è”

E vaffanculo allora! "Solo perché è" cosa? Non puoi scrivere roba del genere e non fare NEMMENO lo sforzo di impapocchiare una parvenza di senso. Scrivi perché la tua vocina berci in metrica, menando periodi sconclusionati e quando ti trovi nel vicolo cieco del nonsense non fai nemmeno il tentativo di chiosarli?

Non dico cancellare e riscrivere il testo(!) ma almeno inventati qualcosa. Anche un concetto inverosimile andrebbe bene (tanto tu SEI inverosimile). 

Invece no.

Ci lascia appesi. Non sapremo mai cosa tormenta il Kom (forse perché il malessere è finto e serve a vendere alle ragazzette di cui sopra, ma poi dite che sono malizioso)


Guardami


Devo proprio?

Io sono qui 

Eh, notavo, purtroppo...

E te lo voglio urlare


Cosa vuoi urlarmi?

Io sto male

E te pareva. Evvai di PENSIOROCK. Che c'hai? La prostata? I calcoli? Il catetere fa male? 

A parte che è anni che lo urli e non crepi mai...

Vivere o niente

Come se fosse, Kom...
(Che poi che cazzo significherà... Boh?)

In fondo poi nemmeno sai perché


Toh! Un bue che dice cornuto ad un asino. Che piacevole bucolicheria

Solo ti muovi
Dentro questo spazio tempo
 



e

E...? 'E' cosa? Ma cazzo, lo hai rifatto! CAZZO!

Lividi
Vedi i tuoi ricordi
Brividi
Quando senti che sono già morti


Soccia, il Baudelaire del Lambrusco! Il crepuscolare dello Squacquerone...
(Notare la stecca turbonucleare, peraltro)

Io non ho voglia più di fare finta
che
Che vada tutto bene solo perché “è” 

control-c,control-°°

Guardami
Io sono qui
E te lo voglio urlare
Io sto male 


Fusse ca fusse
(Violini, che fanno molto orchestra e componimento maturo)

Io non ho voglia più di fare finta
che
Che vada tutto bene solo perché “è”
Guardami
Io sono qui
E te lo voglio urlare
Io sto male


Sigh...

Ed ora, il momento di stare male è giunto anche per noi: godetevi questa antologia del NULLA in formato .mp4




° a tal proposito, ecco un mio tributo alle dichiarazione sulla 'pensione da rockstar'
°° la v è stata omessa: se Minchio Rossi non conclude i concetti, perché dovrei farlo io?

martedì 4 settembre 2012

Adriano Pappalardo - Ai miei figli che dirò


E allora? Come andiamo? Passate buone ferie? Speriamo di si, almeno voi...

A noi è andata male, a giudicare dal supplizio al quale si è sottoposto il nostro Benemerito Bracieri che, in barba alla calura estiva, ne prepara un'altra delle sue. Una pillola proveniente dagli oscuri recessi della memoria; da quel luogo chiamato...


The dark side of the room(enta) - Puntata II


a cura di Gino Bracieri


Correva l'anno 2000. Per le strade tutti erano felici perchè erano sopravvissuti al grande verme del millennio che incombeva come un kraken sul mare. Tutti erano spensierati, ma la realtà incombeva; e la realtà è una cosa triste per antonomasia. Ecco che arriva lui, Pappalardo, Adriano Pappalardo che sotto forma di intrattenimento serale ci propone una violenza uditiva così feroce che per anni ha ofuscato quella sessuale perpetrata da tanti cattivi rumeni e marocchini nei confronti di bianche donne italiche. Una cosa senza precedenti che ebbe un seguito solo l'anno successivo. Poi per fortuna le Twin Tower caddero e la realtà fu finalmente peggiore delle attese. Non ci fu bisogno di un terzo anno, di una terza rovina.

Purtoppo la mia memoria è migliore della mia disperazione e ancora mi martoria per le scelte televisive di gioventù: una sera non potendo uscire mi sono punito forse eccessivamente ascoltando il tarchiato Adriano. Era "Ai miei figli che dirò", canzone del 1978 riproposta ogni volta che si vede l'uscita dal tunnel (e motivo per rintascinarci dentro). Se la sentite in tv, in questi giorni, vuol dire che la crisi economica è pressochè finita.


La canzone è ovviamente una cover. Non ho intenzione di svelare l'originale, tanto è così celebre che, diamine, tutti la conoscono. 


(vero, ed io ho le lacrime amare agli occhi. ndr)

E il nostro "urlatore alle puttane" così ci intrattiene:

UH UH UH UH UH UH
UH UH UH UH UH


Ancora lunga... Lui urlava alle puttane qui però richiama i dingo australiani.

UH UH UH UH UH UH

Chi gli ha scritto il testo si è dato un gran da fare. Mi accendo una sigaretta nell'attesa di parole vere!

QUANTE VOLTE
HO DETTO SI


Una di troppo, quando ti hanno proposto questa.

PIU' DI QUESTO NON SI PUO'

In effetti al fondo ci sei vicino.

UN UOMO NO, NON FA COSI'

Mi viene da risponderti "Siamo uomini soli"

IN GINOCCHIO NON RESTERO'

In effetti è una posizione scomoda lo capisco.

NO NO NO NON CI RESTERO'

(Sì è terribile) Ora facciamo i capricci.

NO NO NO NON CI RESTERO'

Mi viene da risponderti: C'è una bambolina che fa no no no no no.
Poi mi ti immagino in gioncchio. Non vorrei ti facessi strane idee.

SE MI CHIEDONO PERCHE'
AI MIEI FIGLI CHE DIRO'


Ecco. Io spero che i tuoi figli ignorino questa cosa, perché qui sei sceso davvero in basso.

UN OMBRA E' SCESA SU DI ME

Io direi più un'onta alla tua carriera. Su di te spero scendano cose peggiori.

PERO' IN GINOCCHIO NON RESTERO'

Bravo, alzati e vai a fare in culo

(standing ovation in redazione. ndr)

NO NO NO NON CI RESTERO'
NO NO NO NON CI RESTERO'
NO NO NO NON CI RESTERO'
NO NO NO NON CI RESTERO'


Ancora complimenti all'autore. Un testo davvero complesso e difficile dal punto di vista filologico. Maestosamente articolato dal punto di vista linguistico.

UH UH UH UH UH
UH UH UH UH UH UH
UH UH UH UH UH


Ah, ecco che ritorna il dingo australiano. Già mi mancava.

UH UH UH UH UH UH
UH UH UH UH UH


Sì però ora basta.

UH UH UH UH UH UH

Cioè mi stai dicendo caro autore che non sapendo più che scrivere hai riempito la canzone di vocalizzi? E hai preso dei soldi per questo?

Ma complimenti a chi ha pagato. E poi dicono che in Italia non siamo ladri.



Uhuhuhuhuhhu che male... Però, come da consuetudine, tocca anche a voi: eccovi il pagliaccio che spaventa persino IT



lunedì 6 agosto 2012

Noemi - Sono solo parole

Saranno pure parole, ma quel che conta sono i fatti e la nostra inviata dalla trincea bada a quelli e solo a quelli. Sganassoni molto concreti nel menu di


Goood Morning San Remoooo - Puntata VIII

a cura di Lovely Rita


L’inutile canzonetta di cui vi propongo oggi l’ascolto e la disamina è una di quelle robette trallallà che già dall’esordio sul palco aristoniano olezzano di podio. A portarla alla ribalta è una delle tante sciagurate figlie dell’era del reality musicale poppettaro, tale Noemi Boh, nota ai più per l’inguardabile criniera di un ributtante colore tra l’arancione internazionale e il rosso scarlatto, che pettina con il generatore di Van de Graaff e abbina sovente ad altri colori abbaglianti che normalmente ci fanno a pugni, tipo il verde evidenziatore o il rosa fucsia, in un tripudio di colori da mal di mare psichedelico. Già, già, e se vi sembra incredibile che la prima cosa che viene in mente pensando a una cantante sia il colore dei suoi capelli beccatevi il sito, toh, che si chiama appunto “Rosso Noemi” (come l’album, hey! che consulente origginale!) e ha lo sfondo color rosso veneziano, su cui spicca l’immagine di lei con espressione bovina e capigliatura abbagliante, circondata da un ammasso di cianfrusaglie bronzate in stile un po’ vintagge tra le quali qua e là sono buttati a casaccio i titoli delle sue canzoni, e tutto il testo -yawn- buttato su sfondo che è un tripudio di arancioni: l’ambra, il buccia d’arancia, il mandarino, il ruggine, insomma, una pacchianata senza capo né coda che gigioneggia strizzando l’occhio aaa maggica mentre tenta di bruciare la retina al malcapitato lettore. Che cosa apprendiamo da cotale sito? Mah, che ha fatto il DAMS, che ha attraversato “un periodo di buio esistenziale e musicale” (ricordatevi, pertanto, di localizzare sempre: i servizi, le uscite di emergenza e gli interruttori), che ha cantato con Irene Grandi, Dolcenera e Syria (e sticazzi no?), e poi niente, i mille tour, le mille cose fighissime che ha fatto, i -yaaaawn- dischi d’oro d’argento e di bronzo, la canzone “Odio tutti i cantanti” (ce n’eravamo accorti pure senza che lo precisassi, grazie) e bla e bla e bla, insomma, sembrerebbe quasi che adesso fare le colonne sonore per le commediacce copiaeincolla all’italiana e farsi scrivere le canzoni dal fiascone nazionale sia diventato un passepartout per l’accesso al luminoso empireo di plastica del poppume mordi-e-fuggi.
Nel 2012 il palco della riviera dei fiori, tra le altre schiappe di cui in parte abbiamo già parlato si pregia di ospitare questa squinternata rossocrinuta, che presenta un’improbabile litania cuore-amore che ben si allinea al filone prediletto della nostra chioma di semaforo, quello sentimental-introspettivo in cui lei, poverina, si trova sempre a fare i conti con dei bbburinazzi senz’anima né sentimenti con i quali non riesce a disquisire dei massimi sistemi (amore, che sfumatura di rosso mi spiaccico in testa oggi, il carminio o il cremisi?), eccheduepalle, e così suo malgrado è sempre costretta a spararsi la riflessione ontologica sul suo essere donna ed emancipata in questo mondo di protomaschi tutti palestra e cellulare, lei, la bandiera rossa della razionalità e della ricerca della felicità (yaaaaaaawn).



Il pezzo si chiama “Sono solo parole”, e secondo la nostra beniamina è “un testo sull'incomunicabilità, sull'importanza dei gesti al di là delle parole, sul fatto di riuscire a risolvere i problemi e ad andare sempre avanti nella vita”. Una canzone che parla di niente incentrata sul tema dell’incomunicabilità… ti piace vincere facile eh? Bah vabbè, questa roba è stata scritta da tal Fabrizio Moro, un ragazzotto de periferia aduso a vergare canzoni tumtumchà di denuncia facilona del sistema brutteccattivo e condanna prêt à porter del crimine organizzato, in pratica il solito inutile autodidatta belloccio wannabe Bob Dylan, che in questo caso si è prodotto in una ninnananna imbarazzante che a tratti fa il verso al fiascone; già, perché la banda è sempre la stessa, e ostenta a guisa di medaglia il marchio di fabbrica inconfondibile della fiascheria classica. A riprova di ciò si pensi che nella serata dei duetti la testarossa dell’Ariston ha duettato con una nostra vecchia conoscenza, Gaetano Curreri detto “er sopracciglia”.



Orsù dunque, procediamo!

Avere l'impressione di restare sempre al punto di partenza

Si chiama “culo pesante”. Se non lo muovi, ahimè, rimani al punto di partenza (e non è un’impressione, è lì che ti raccoglieranno i posteri). Comunque i verbi sono stati creati per essere coniugati, conosci?

E chiudere la porta per lasciare il mondo fuori dalla stanza

Bah io la porta la chiudo quando vado in bagno e/o per evitare che faccia corrente… Cara Noemi, so che sto per darti un dispiacere ma mi è d’uopo informarti che perché il mondo resti fuori dalla stanza dovresti agganciare la stanza a una sonda spaziale che la trascini con sé nell’iperuranio, dove comunque, fermo restando che nella stanza ci sei rimasta, dubito che tu riusciresti a respirare.

Considerare che sei la ragione per cui io vivo

Ecco, appunto: la ragione per cui tu vivi è che respiri.

Questo è o non è amore

È una domanda? In tal caso la risposta è: no, non è amore. È strazio.

Cercare un equilibrio che svanisce ogni volta che parliamo

Battiato lo chiamerebbe “centro di gravità permanente”. Ma è pur vero che Battiato è Battiato, mica Noemi comesichiama, e tra le altre cose Battiato i verbi li coniuga, non li lascia lì all’infinito-sòffigononmiserveconiugare-style. Quindi, cara banda sgangherata di musicisti dalla sera alla mattina, il responso è che questo verso fa irrimediabilmente cagare.

E fingersi felici di una vita che non è come vogliamo

Vi dirò un’altra sconcertante verità: quasi nessuno ha la vita che vuole, anche se voi, cresciuti a pane e C’è posta per te, probabilmente non ci credete, non lo sapete. Quasi nessuno ha la vita che vuole, e non è che tutti ci sentiamo obbligati ad andare in giro cantando e fingendo di essere delle pasque. No. In giro c’è anzi un sacco di gente incazzata nera, che non è felice per niente, e non perché non è riuscita a chiudere la porta fuori dalla stanza con il mondo al punto di partenza. Quindi, fateci la cortesia: vestite anche voi un muso lungo da cristi normali e smettetela di menarcela con queste (posso dire?) puttanate.

(puoi puoi, altrochè. ndr)

E poi lasciare che la nostalgia passi da sola

Certo, basta aspettare l’inizio della nuova stagione di XFactor, checcevò?

E prenderti le mani e dirti ancora
Sono solo parole
Sono solo parole
Sono solo parole le nostre
Sono solo parole

Ecco, lodevole l’ammissione di colpa dell’autore, in un fugace attimo di onestà confessa che quello che scrive non è altro che un groviglio confuso di parole vuote, paroleparoleparole e i contenuti? Missing.



Sperare che domani arrivi in fretta e che svanisca ogni pensiero

Io mi ero convinta che ogni pensiero fosse svanito assieme alle battute di apertura della canzone, ma si vede mi sbagliavo…

Lasciare che lo scorrere del tempo renda tutto un po' più chiaro

In questo caso lo scorrere del tempo, battuta dopo battuta, rende solo più chiaro che stai cantando una cantilena tediosissima e inascoltabile buona solo per riempire per una buona decina di minuti (tra presentazioni, sorrisi, mazzi di fiori e triccheballacche) il palco dell’Ariston. La prossima volta, guarda, non darti pena e sta’ pure a casa a farti la tinta, ché tanto il belloccio sòccontrolamafia e il monosopracciliato Curreri s’aggiustano.

Perché la nostra vita in fondo non è nient’altro che
Un attimo eterno un attimo tra me e te

Ecco, ho l’impressione che tutto il testo, tutto l’impegno e lo sforzo lirico e narrativo dell’autore ruotino attorno a questo miserrimo e mediocre ossimoro dell’attimo eterno, che bravo che sei, che brava Noemi che ci metti il pathos e la convinzione, che canti con pomposo dispiegamento di ugola questa cagata spaventosa e cerchi di convincerci che sì, c’è davvero gente che si arrovella su fiumi di boh come fate tu e il tuo amichetto tamarrozzo.

Sono solo parole
Sono solo parole
Le nostre
Sono solo parole
Sono solo parole parole, parole, parole

Come sopra, ammissione di colpevolezza cantata questa volta con le vocali lunghissime e strascicate che evocano il fiascone



E ora penso che il tempo che ho passato con te
Ha cambiato per sempre ogni parte di me

Lasciami indovinare: chirurgo estetico!

Tu sei stanco di tutto e io non so cosa dire

Noemi, ascoltami: non dire altro, a posto così. Lui non è stanco di tutto: è stanco di te che continui a martellarlo con questo cofano di minchiate.

Non troviamo il motivo neanche per litigare

Noemi, tu di recente hai già litigato col parrucchiere, con la buona musica e con il buon gusto nel vestire. Non ti pare abbastanza?

Siamo troppo distanti distanti tra noi
Ma le sento un po’ mie le paure che hai

Se siete distanti posso ragionevolmente supporre che l’unica cosa che faccia davvero paura a lui è un eventuale riavvicinamento. E dunque?

Vorrei stringerti forte e dirti che non è niente

Ecco, anch’io a questo punto, dopo essermi sbobinata l’intera canzonetta, vorrei che qualcuno mi stringesse e mi dicesse che non è niente, e invece non succederà, non subito, perché, cari i miei lettori, devo compiere la mia missione fino in fondo, e accompagnarvi per mano (affinché non scappiate) alla visione del video.

Posso solo ripeterti ancora
Sono solo parole
Sono solo parole
Le nostre
Sono solo parole
Le nostre
Sono solo parole
Sono solo parole parole parole parole
Sono solo parole

Come sopra.

Godetevi il video, ammasso inconcludente di immagini scoordinate: dalle inspiegabili fiorettiste che tuttavia certamente solleticheranno il vostro spirito olimpico alla camiciona quadrettata di Noemi che spenge ogni barlume di gusto estetico e certifica, una volta per tutte, la bbburinaggine del prodotto. 



Bonus: l’esibizione sanremese in duetto con Gaetano Curreri. Notevole il confronto tra le chiome, e il sobrio, minuscolo orecchino di Noemi: Clicchete qui


Giovanotti - Serenata rap

Lo so, mi piace vincere facile... Ponci ponci po po po


Giovanotti - Serenata rap


Facciamoci trascinare in un vortice di romanticherie zeppolose dal poeta urbano per eccellenza (no, non Franco Lechner ma Lorenzocherubbininartegiovanotti). Se rischiate di annegare nel sollucchero aggrappatevi a qualche merdosissimo 'uh yeah' sparso qua e la.


Se t'incontro per strada non riesco a parlarti
mi si bloccano le parole non riesco a guardarti
negli occhi


Pensa a me. A me viene pure la diarrea. Famo così, mettiamoci d'accordo: ci forniamo vicendevolmente di 'piani di tragitto' quotidiani, così minimizziamo il rischio di incontri


mi sembra di impazzire
se potessi amplificare
il battito del mio cuore sentiresti
un batterista di una band di metallo pesante 

Un batterista di una band di cobalto? No, a parte gli scherzi, Giovanottero, evita di citare troppo i Metallari, ché quelli sono buoni e cari, ma poi se je girano ti prendono e ti ficcano davvero nella cassa di un Gene Hoglan a caso.

ed è per questo che sono qui davanti
perché mi viene molto più facile cantarti una canzone

Ah, bene. Non ho capito però che ci fai qua davanti. Ora come ora non stai cantando una canzone, ma bofonchiando una puttanata. Ci rivediamo a settembre, Cherubini, ma si prepari meglio

magari che la sentano i muri e le persone

Vada per le persone, ma i muri? "Anche i muri hanno le orecchie" è un modo di dire, pirla!

piuttosto che telefonarti e dirti tutto faccia a faccia
rischiando di fare una figuraccia; 

Vai tra, Lorenzo: ora non stai facendo alcuna figuraccia. Tranquillo...

sono timido ma l'amore mi dà coraggio 

Muoia l'Amore con tutti i Filistei

per dirti che da quando io ti ho visto è sempre maggio 

Ci siamo visti mezz'ora fa: se fosse stato maggio e non ci fossimo incontrati il 31 alle 23:40 sarebbe plausibile che fosse ancora maggio. Siccome è agosto, però, cambierei il verso con 'è sempre agosto'... Ah, già, scusa... Non farebbe rima baciata e si sa: in italia vale il detto "Rima baciata, vittoria assicurata"

e a maggio il mondo è bello e invitante di colori 

L'Italiano ringrazia per aver beneficiato d'eutanasia.

ma ancora sugli alberi ci sono solo fiori
che prima o poi si dice diverranno pure frutti
e allora tu che fai? golosamente aspetti, 

Nesso funambolico per imbastire una cagata. Voto 8. Bravo

aspetti che quel desiderio venga condiviso
io sono qui davanti che ti chiedo un sorriso, 

No, grazie, non compriamo nulla

affacciati alla finestra amore mio. 

Vedi che la modernità ha causato danni? Non avessi un gabinetto funzionante in casa, a quest'ora avrei un orinale carico ed utilizzabile. Porca zozza


Affacciati al balcone rispondimi al citofono
sono venuto qui col giradischi e col microfono 

Ed un gruppo elettrogeno per farli andare. Immagino che tu abbia sottovalutato il rumore che fanno quei cosi, ma c'è da sperare che il tuo copra lo strazio che stai proponendo. Meglio una notte di 'tu tu tu tu' emessi dal motore che venti secondi di minchiate zeppolate

insieme al mio complesso

Persecuzione? Inferiorità? Bisogno d'attenzioni? Mancanza di senso critico nei confronti dei propri scritti? (Credo l'ultimo, vero?)

per cantarti il sentimento 

Non puoi lavarmi una sensazione o dipingermi un formicolio? Devi per forza cantarmi un sentimento?

e se tu mi vorrai baciare sarò contento 


"Uno dei grandi segreti della felicità è moderare i desideri e amare ciò che già si possiede."
Émilie du Châtelet


e questa serenata è la mia sfida col destino
vorrei che per la vita noi due fossimo vicino

Una condanna così orribile? Perché che ho fatto di male?

una serenata rap

Ecco, stessa storia dei Metallari. Non nominare troppo i Rapper. Se coi primi rischi immagina coi secondi. Credo esistano società segrete di Rapper che vivono solo per arrangiare il tuo omicidio. Non stuzzicare il can che dorme. Cioè... Ascolta quello che stai berciando a ritmo. Lo spacci per rap, capito? Dai, Lorè, lasciali stare. Va che rischi grosso...

per dirti che di te
mi piace come mi guardi

Ti piace essere guardato male?

mi piace come sei con me
mi piace quel tuo naso che s'intona con il mondo 

Non fosse circondato da porcherie, sto verso potrebbe anche essere simpatico

mi piace il tuo sedere così rotondo
da rendere satellite ogni essere vivente 

Vabbè, aiuta il fatto che stai facendo una serenata ad una pornodiva. Facile che molti orbitino attorno alle sue chiappe. Per quanto riguarda l'orbitare in se, vi prego di leggere più avanti

mi piaci perché sei intelligente
si vede dalle tue mani come le muovi 

Tu sei un ottimo musicista: si vede da come hanno saldato gli infissi nel palazzo dove lavoro...

mi provochi pensieri e sentimenti sempre nuovi


Accetterei volentieri l'accusa di istigazione al suicidio... A buon intenditor....

nei tuoi fianchi sono le alpi nei tuoi seni le dolomiti 

Pornodiva e cicciona di proporzioni colossali. "Cherubini: perché il buon gusto conta"

mi piace quel tuo gusto nello scegliere i vestiti 

E' una vacca gigante: non sceglie. Prende il tendone dell'ultimo circo passato in città

quel tuo essere al di sopra delle mode del momento 

Vedi sopra. Un bel tendone a strisce bianche e rosse. Non va di moda, certo, ma vuoi mettere? "E' che il Barnum usa quelli, ma almeno sono originale..."

sei un fiore che è cresciuto sull'asfalto e sul cemento 

Si chiamano idranti, Lorè

Affacciati alla finestra amore mio,
affacciati alla finestra amore mio
affacciati alla finestra amore mio
per te da questa sera ci sono io 

Più che affacciarsi, dopo sta dichiarazione, si tratta di lanciarsi

Serenata rap serenata metropolitana
mettiti con me non sarò un figlio di puttana

Tranquillo, non c'è dubbio

non ci credere alle cose che ti dicono di me 

Che fai cacare al cazzo? Non c'è bisogno di 'credere' a cose lampanti

sono tutti un po' invidiosi chissà perché 

A pensarci bene un tantinello di mania di persecuzione dovrebbe essere riscontrabile

io non ti prometto storie di passioni da copione

di cinema, romanzi e che ne so di una canzone 

Non mi prometti storie di una canzone (qualunque cosa ciò significhi), ma mi stai dichiarando il tuo ammmmmore tramite una... INDOVINATO!!! Piano con la coca, ché ad un certo punto sbarelli

io ti offro verità corpo anima e cervello 

Lasciami dubitare dell'ultima

amore solamente amore solo solo quello 

Hai appena affermato che mi offri un carrello della spesa pieno di cose, ma poi 'amore solamente quello'. Coerente


Affacciati alla finestra amore mio
affacciati alla finestra amore mio
affacciati alla finestra amore mio
per te da questa sera ci sono io 

Sigh.


Amor che a nullo amato amar perdona porco cane 

No, porco cane lo dico io, e credo lo stia urlando anche la salma di Dante.

lo scriverò sui muri e sulle metropolitane

Dimmi dove e quando che avverto la madama

di questa città milioni di abitanti
che giorno dopo giorno ignorandosi vanno avanti 

Se sono tutti come te, di che ci stupiamo?

e poi chissà perché perché chissà

per come nessuno sa perché perché chissà
per come due sguardi in un momento sovrappongono un destino 

Eh?

palazzi, asfalto e smog si trasformano in giardino

persone consacrate dallo scambio di un anello
e un monolocale che diventerà un castello, 

Coi topi a Corte e le blatte in Livrea. Yuppiiii

affacciati alla finestra amore mio.

NO
Ed il pezzo sfuma pietosamente.

Che dire? Giudicate voi (è peraltro inutile sperare che Cherubini scopra che nel suo caso 'nomen non omen' cadendo dalla sbarra sospesa scoprendo di non avere le ali)