giovedì 6 dicembre 2012

Ligabue - Happy hour


Oggi attraverseremo lande desolate di banalità da quattro soldi, sconfinati deserti dell’intelletto, oceani di frustissima mediocrità al cui confronto le conversazioni tra aspiranti pagatori di bollette in coda all’ufficio postale sono i Dialoghi di Platone.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra, e visto che scagliare pietre è il mio passatempo preferito (secondo solo a fare le trecce al mocio vileda) mi premurerò di nascondere la mano. Perché – lo confesso – io sono peccatrice, destinata a trascinarmi in lungo e in largo per la sesta bolgia vestita di un abito di piombo, perché nei gloriosi anni del liceo, e poi all’inizio dell’università, pure io mi feci ammaliare dal capello fluente e dalla voce grattante del principe indiscusso della paraculaggine de periferia, che mi premurerò di vivisezionare scrupolosamente.

Secondo Wikipedia Luciano Ligabue, solitamente chiamato Ligabue o Liga, è un cantautore, scrittore, regista e sceneggiatore italiano. Mica cazzi. Come faccia, tra tutte queste nobili occupazioni, a trovare il tempo libero per scrivere sbrodoleggiamenti sdolcinati per adolescenti problematiche e brufolose e calcare i prestigiosi palchi del Campovolo onde diffonderle nell’aere col suo timbro wannabe Tom Waits (pare che se lo sia guadagnato grazie all’unico medico del mondo in grado di sbagliare una tonsillectomia. Forse fulminato dalle tonsille da seimila watt? Bah. Qui una descrizione splatter del tragico errore.) è uno dei misteri dolorosi. Eeh sì, che mi piaceva il Liga, lo sfigato della Bassa, crinuto e perennemente abbronzato, con la macchina calda che ti porta in giro col pilota automatico e la radio che passa Neil Young che, sempre secondo Wikipedia, “come David Bowie, Iggy Pop, Lou Reed, Lynyrd Skynyrd rappresenta il retroterra musicale e la fonte di ispirazione del cantante”, nel senso che lui prima li ha ascoltati e poi li ha affondati senza riguardi nel buco del cesso per dedicarsi alla produzione di polverosi e facilotti paternalismi sulla vita e sull’ammmore interpretati con strazianti guaiti graffiati (fortunatamente io al contrario del paladino della Bassa ho scelto la vita, ho tenuto Neil Young e ho affondato nel cesso il Liga).
Dopo lo spietato stupro di un successo altrui (It’s the end of the world as we know it si tramuta nella scioccante A che ora è la fine del mondo?), che pare un passaggio imprescindibile della crescita musicale criminale degli aspiranti roccherroller de noartri, il nostro intraprende un percorso lastricato di banalità, scrivendo testi stucchevolmente paternalistici “io sò roccherroller e c’ho un’età, ho vissuto alla grande e so tutto della vita”, del calibro e della fattura di:


  • Ci han concesso solo una vita, soddisfatti o no qua non rimborsano mai (saggezza da discount padano col 3x2 sul Lambrusco)
     
  • Ho messo via un po’ di legnate, i segni quelli non si può, che non è il male né la botta ma purtroppo il livido (sofferenza interiore che ricalca paro paro quella del Fiascone Nazionale, col quale peraltro il nostro intrattiene da anni una -yaaaaawn- entusiasmante disputa. Un duello tra titani)
     
  • E ogni volta è sempre un colpo all'anima (ancora sofferenza interiore, “io ho sofferto un cifro e c’ho l’anima grattugiata, per questo sò un roccherroller”)
     
  • Eri solo da incontrare ma tu ci sei sempre stata (fatalismo made in Correggio per far colpo sulle liceali. Una di queste ha pensato bene di dedicare questa cacchetta smielosa al buzzurretto sedicenne che presumibilmente l’ha iniziata ai piaceri del petting e che incidentalmente è un mio vicino di casa. Ma mica gli ha mandato un messaggio, una letterina… no, l’ha scritta con la vernice indelebile davanti al portone del mio condominio:




  • Le donne lo sanno com'è che son donne (omaggio riempibattute a Lapalisse, ma tu, o sfigato della Bassa, non lo sai che si è donne se si ha una fessura dove presumibilmente tu hai un’escrescenza? E non sto parlando del naso).
E innumerevoli altri sconcertanti ammassi di banalità slogheggianti, di saggezza popolare liofilizzata (aggiungere lacrimuccia di adolescente di provincia appena abbandonata e/o perdutamente invaghita del tamarrozzo sparapenne in motorino collezionista di gnocchette minorenni), di accorata rassegnazione alle vicende umane (io sono buono, io sono un poveraccio e per questo tutti mi s’inculano) ed ecumenica comprensione della Vita (perché io ne so, io so la rocchestarre, mica come voi che non capitencazzo, sedetevi qui e ascoltate i miei latrati che v’insegno).

Stendiamo un velo pietoso sul sito web, vi propongo la ributtante homepage nella quale il nostro riesce a prodursi in un errore marchiano già nelle prime parole (Voi siete qui! Scegli la tua destinazione. Si vede che quando a scuola il maestro spiegava la concordanza di numero lui era a sputar sangue sotto i ferri del finto dottore)
 




Avviciniamoci quindi all’aulico testo di una delle produzioni più basse e imbarazzanti del nostro rocker di Correggio (seeeeeh, gli piacerebbe!), un’accozzaglia di minchiate così mediocri che la Mediocrità è impallidita ed è corsa a nascondersi.

Dicono che tutto
sia comunque scritto


Dicono… chi? chi è che lo dice? È una balla, non ci credere. Te se vojono inculà, a Ligabbù! Per esempio, la fine di questo post non è ancora scritta.

quindi tanto vale che non sudi

Bah, se posso dire la mia è meglio non sudare a prescindere. Specie se devi prendere l’autobus, o se devi andare a fare un colloquio. Poi fai tu, ma nel caso ricordati il deosauber.
 



nasci da incendiario
muori da pompiere


Eccola, la vedete? l’onniscienza ligabuica, il fastidioso atteggiamento “io so come va il mondo, ehi, e va sssssempre così”, il ciclo della vita e sticazzi e stimazzi, ma scusa, perché? che c’entra il piromane e che c’entra il pompiere? Mistero.

dicono che devi
proprio farti fuori
se vuoi fare il rock in qualche modo


Ecco, purtroppamente Ligabue ha scelto di fare una roba che lui chiama rock e che in realtà col rock non c’ha in comune neanche l’unghia del mignolino del piede in un modo che non ha implicato il farsi fuori, ragion per cui noi ancora oggi a ventiquattro anni dall’esordio dobbiamo sciropparci lo sfibrante sapientume di periferia umida e zanzarosa del nostro sfrangipalle odierno, che ci massacra dalle radio commerciali alle bacheche di facebook delle adolescenti sedotte e abbandonate.

che ti portiamo i fiori
lì nei cimiteri mitici


Eh? Cosa? Come? Fiori? Cimiteri mitici? Cimiteri mitici? Ma de che? Ma che vuol dire?

Sei già dentro l'happy hour
vivere vivere costa la metà


Breve digressione. Questa canzone, datata 2006, per pura coincidenza è stata scritta proprio nel momento in cui negli italici lidi il provinciale aperitivo si tramutava nello sgargiante happy hour, happy hour unificante cosmopolita, sbarcato probabilmente anche nella new brand Correggio da bere (al prezzo di lancio scontato del 50%), dove avrà fulminato il nostro sulla via del lambrusco e gli avrà ispirato questa immane cagata, probabilmente nei fumi del rum cooler bevuto sulla mortazza. Non si spiega altrimenti la spiazzante inutilità della canzone, che ruota attorno al nulla del suo imbarazzante ritornello.

Quanto costa fare finta
di essere una star?


Questo dovresti sapercelo dire tu, caro Liga. Con precisione. Fino all’ultimo centesimo. IVA inclusa.

Dicono che nasci solo per soffrire
ma se soffri bene vinci il premio
di consolazione


No, questa non l’ho capita. Se soffri bene vinci il premio di consolazione? Ma tipo come hai fatto tu per le tonsille, che hai trasformato la tua personale privata e legittima sofferenza in sofferenza ecumenica e universale per i timpani di poveri cristi come me che se potessero ti strapperebbero le corde vocali a mani nude e le lancerebbero in pasto ai nibbi reali? E sarebbe questo il premio di consolazione?

Chi non salta l'eccezione è

La banalità da stadio ci stava bene, in effetti

Dicono che i sogni
sono tutti gratis
ma son quasi tutti quanti usati


Errr… i sogni? Usati? Gratis? No, non ce la faccio, mi arrendo. Mi dai un altro indizio?

Copriti per bene
che non ti conviene il mondo qui


Eeeh sì, certo, nasconditi Liga, che non ti conviene farti vedere in giro. C’è gente che vuole strapparti le corde vocali, sai? Poi come fai a permetterti le corde vocali se non puoi più ululare in un microfono?

(a me ricorda l'abusato 'sta dentro che fuori è un brutto mondo', di radiofrecciana memoria. Si autocita o ha solo perso le parole? Cazzo, ci sono cascato pur'io... - nd Esopo)

(stica che firma sborona che ho ;) - nd Esopo)

Sei già dentro l'happy hour
vivere vivere costa la metà
quanto costa fare finta di essere una star?


Come sopra.

Sei già dentro l'happy hour
vivere vivere solo la metà
e la vita che non spendi che interessi avrà?


Beh adesso mi cogli impreparata… mica pretenderai che per rispondere a una domanda farlocca infilata in una tua canzone sgangherata io mi spari un master in alta finanza?

Si può però morire vivendo sempre e solo
per sentito dire

Sì, beh, è quello che capita ai personaggi dei romanzi. A volte muoiono, ma mica sono vissuti veramente…

Si può però morire
per la fame che non hai


Sì. Si chiama anoressia.

Dicono che il cielo
ti fa stare in riga


Beh non so se il cielo ti fa stare in riga ma so che se ti fai troppe righe puoi finire in cielo…

Che all'inferno si può far casino
mentre il purgatorio te lo devi proprio infliggere

Ecco, chiudere con l’evocazione dantesca è la cosa più pecoreccia e ricottara che poteva accadere in questa canzone. Ed è accaduta. Complimenti. Abbiamo presentato: uno dei brani più orribilmente raccapriccianti della canzone fabbrica di merda musicale all’italiana. Bravo Liga. Come te, nessuno mai.

Sei già dentro l'happy hour
vivere vivere costa la metà
quanto costa fare finta di essere una star?
Sei già dentro l'happy hour
vivere vivere solo la metà
e la vita che non spendi che interessi avrà?


Come sopra.

Godetevi il video, un mal di mare polveroso di capelli (posticci?) al vento e occhiali da sole wannabe Bono Vox ma anche un po’ Toppe Gunne.


Vasco Rossi - Vivere o niente

...niente va bene uguale, Kom! Fidati.

Rieccoci, gente. A dispetto dei proclami settembrini la mia vita e quella dei miei colleghi in redazione ha assunto declinazioni così frenetiche che nessuno ha avuto tempo di pubblicare. Non ci lamentiamo, al contrario del Fiascone Nazionale ((c) Lovely Rita) che come vedremo tra poco ha inaugurato il filone del Pensio-Rock: pop slavato che viene pubblicizzato manco fossero i Purple, con testi che sembrano le lamentele dei vecchini in coda dal medico. 



Torniamo a noi: oggi sono successe due cose. In primis la banca mi ha concesso una tregua inaspettata: ti prendi mezza giornata di permesso per delle commissioni e ti sbrighi in cinque minuti. Bello no?

In secondo luogo, mi è capitato di sentire sta VACCATA di Fiasco 'SignoraLeiNonPuòSapereCheDoloriCc'hoLaSciatica' Rossi.

Vuoi non cogliere i segni del destino che, mentre ci guida inesorabile al ventuno corrente mese di Mayesca (come si dirà? Mayana, Mayonchi, Morgan?) memoria, sparge e spande spunti appetitosi?

Appunto, non vuoi...

Rivelerò

Cazz... La crisi di mezza età inoltrata di Fiascone minaccia burrasca. Siamo 
ai titoli di coda si spera... (In effetti è quasi un anno che ce la mena con la 'pensione da rockstar'°). E' tempo di bilanci et lamentevoli rivelazioni, mi sa...

Cose che nessuno sa di me

Guardi, Rossi... Lei non è Lemmy Kilmister. Così, ad occhio e croce, sta per dirci cose prive del benché minimo interesse, ma dai, abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno



E lo farò
Solo perché tu non sai com'è


Eh? Non ho capito. Rivelerai particolari truculenti della tua vita da Pensiorocker solo perché io non so com'è... Cosa? Cosa non saprei com'è? Che senso ha?

Qua due sono le cose: ho ti hanno staccato la flebo di Lexotan o non sapevi che cazzo buttare a questo punto del testo(!) e come al solito ci hai infilato minchiate.

Ipotesi non mutuamente esclusive peraltro...

Brividi

E conati e convulsioni... Hai ragione.

Sento quando guardo
I lividi
Che han lasciato segni dentro


Qui prendiamo una bella manciata di concetti pensiorock (lividi, sofferenza interiore, guardarsi dentro, esperienze dolorose), la sbattiamo dentro una ciotola, frulliamo bene e ta-daaaa... Costruzione insensata, concetto fiacco, sintassi massacrata... Merda, in sostanza. Fiasco, sei una sicurezza...

Che poi. Super Nonno Fiasco con la vista a raggi X: vede i segni che i lividi lasciano dentro. Spiace, bello mio. Se avessi un minimo di dignità poetica avrei potuto lasciare perdere questo noema, ascrivendolo alla categoria delle licenze poetiche. Siccome sei tu, però, castigotti.

Io non ho voglia più di fare finta
che
Che vada tutto bene
 

Vasco, ci hai rotto il cazzo. Hai bevuto tavernello e pippato coca in quantità che musicisti ben più stimati (e giovini) di te definirebbero ridicole, mentre di converso hai sguazzato in oceani di denaro che manco zio paperone...

Hai avuto una vita tutto sommato (immeritatamente) fortunata e (checché la tua figura di rocker per verginelle ne risulti diminuita) salutare, ma continui a piangere miseria, malessere e drammi coniugali. Basta. Vatti a lamentare in bocciofila o davanti al cantiere di via Comacchio. Basta. Non se ne può più dei tuoi drammi esistenziali di cartapesta. Le ragazzine in terza media si lamentano meno. E che cazzo! Peraltro poi a cosa è dovuta questa atroce necessità di fingere che vada tutto bene? Scopriamolo...

solo perché “è”

E vaffanculo allora! "Solo perché è" cosa? Non puoi scrivere roba del genere e non fare NEMMENO lo sforzo di impapocchiare una parvenza di senso. Scrivi perché la tua vocina berci in metrica, menando periodi sconclusionati e quando ti trovi nel vicolo cieco del nonsense non fai nemmeno il tentativo di chiosarli?

Non dico cancellare e riscrivere il testo(!) ma almeno inventati qualcosa. Anche un concetto inverosimile andrebbe bene (tanto tu SEI inverosimile). 

Invece no.

Ci lascia appesi. Non sapremo mai cosa tormenta il Kom (forse perché il malessere è finto e serve a vendere alle ragazzette di cui sopra, ma poi dite che sono malizioso)


Guardami


Devo proprio?

Io sono qui 

Eh, notavo, purtroppo...

E te lo voglio urlare


Cosa vuoi urlarmi?

Io sto male

E te pareva. Evvai di PENSIOROCK. Che c'hai? La prostata? I calcoli? Il catetere fa male? 

A parte che è anni che lo urli e non crepi mai...

Vivere o niente

Come se fosse, Kom...
(Che poi che cazzo significherà... Boh?)

In fondo poi nemmeno sai perché


Toh! Un bue che dice cornuto ad un asino. Che piacevole bucolicheria

Solo ti muovi
Dentro questo spazio tempo
 



e

E...? 'E' cosa? Ma cazzo, lo hai rifatto! CAZZO!

Lividi
Vedi i tuoi ricordi
Brividi
Quando senti che sono già morti


Soccia, il Baudelaire del Lambrusco! Il crepuscolare dello Squacquerone...
(Notare la stecca turbonucleare, peraltro)

Io non ho voglia più di fare finta
che
Che vada tutto bene solo perché “è” 

control-c,control-°°

Guardami
Io sono qui
E te lo voglio urlare
Io sto male 


Fusse ca fusse
(Violini, che fanno molto orchestra e componimento maturo)

Io non ho voglia più di fare finta
che
Che vada tutto bene solo perché “è”
Guardami
Io sono qui
E te lo voglio urlare
Io sto male


Sigh...

Ed ora, il momento di stare male è giunto anche per noi: godetevi questa antologia del NULLA in formato .mp4




° a tal proposito, ecco un mio tributo alle dichiarazione sulla 'pensione da rockstar'
°° la v è stata omessa: se Minchio Rossi non conclude i concetti, perché dovrei farlo io?